mercoledì 16 maggio 2012

Buio un po' nel cuore

Ecco venuto sono al santuario e l’umanità mia pare già ombra del nulla in questa penombra,nel  silenzio e solitudine. L’icona tua è lì triste, muta nella nicchia sua, vaghi gli occhi, non cenni per me. Ecco devo uscire, cercare più luce per una preghiera efficace e per lo stradello che mena al monte mi incammino. Ma uggioso è di nuovo il tempo, corrono nuvole pur buie su uno sfondo tutto grigio, dal mare vanno a infittire di scuro le cime dei nostri monti. Verrà la pioggia o il sole? Verrai tu alle parole mie? Qui primavera! Ma daccapo sono ai pensieri miei e stanchi ho già occhi come ora vi sia troppa luce e, benché mattino, pigra è la mente, depressa e forse dirmi vuole, ma che? Ecco, forse m’annuncia che la tenebra scura la sorprenderà a breve, ché già minacciosa le pare. E ti chiedo, che ne sarà di me? Chi per me ti chiederà la luce? Chi per me ancora pretenderà la vita? Chi s’appellerà accorato alla generosità tua ché tu mi prenda con te? Lo potrà forse quella madre che qui avevo nell’amore? Ma che fatto ho di questa vita, di questo suo dono? Ella forse non potrà posar su di me gli occhi suoi santi senza rossore! Ho poggiato a vette abbaglianti, o mi sono immelmato e rimasto alle bassure anche morali? Che sbaglio, che tradimento, che sciupio della tua benevolenza, alla quale ella credeva di avermi generato ché ne godessi, nella semplicità della fede sua! Oh quel sorriso! Lo vedrò ancora? E anche m’è accaduto che donna buona a me abbia teso le braccia, il tuo calore anticipandomi e ché non scordassi quello della madre, che vero credo, da te m’aspetti ora ansiosa. E io? Che sbaglio ancora, che tradimento! Sì ho distratto per piccola ora gli occhi miei dai suoi belli. Ché sono i tuoi stessi, se è vero che tuo specchio ella è o di più, ché tu mi guardi dolcissima proprio per quelli. Ma non è dono l’amore e oblio? Così ella mi dice che scorderà la mia distrazione, ma io vi dovrò aggiungere la mia stupidità per non averla sempre capita e la follia di averla trascurata. Ecco ella forse, ultimo suo dono, potrà chiedere per me, e che? Che tu ci sollevi il cuore da poterci amare ancora là dove sei e quale la forma che ci destinerai! Oserà troppo per me immeritevole? Ma noi siamo insieme da sempre, potremmo scordarci l’uno dell’altra anche se fiorellini divenuti nel tuo bel giardino? Ecco, se vero è che l’umanità mia ho spesso invilita, la sua così proprio spererà, efficace forse, per tutti e due. Candida è rimasta nonostante la presenza mia, dubbi tanti, angosce, noia contagiosa e cos’altro è stata? Tristezza anche e spesso, e parole vane, sceme, da darle poca o nulla gioia e da farmi pensare che ben altri meritasse. Ma là dove sei non sarò io diverso? Via le ubbie, via le fisime e il male che m’ha angosciato, lontane o mutate le persone cattive della mia vita. Sì, sarà amore senza più ombre. Ella lo merita e qui certo così lo vorrebbe da me. Qui l’ha mantenuto tenace, lottando la mia stupidità, certo lo vorrà di là. Ecco oso sperare l’efficacia di questo suo amore come preghiera a te, superflue oggi le mie parole! E ancora che, se lasciarla dovrò per piccola ora, ella saprà ritrovarmi, ché esso mai l’abbandonerà e la via tu, “stella maris”, le indicherai. Allora lascia che pensi di vederla trasmutare poco prima del buio completo, quando l’anima mia ti griderà la luce che vuol spegnersi. Sì, il suo nel tuo volto, gli occhi suoi già belli nei tuoi dolcissimi e neri avrà e lunghi capelli e un vestito bianco. Così tu in un mio sogno tra i fiori. Ricordi? E sorriderà, non venni alla luce e vidi sorriso di donna? Sì resterà amore, quest’amore, si sublimerà, magnificandosi in te. Sei tu l’amore!

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