martedì 22 maggio 2012

La pace

Qui oggi profumo di primavera, ma colori più tenui, velati, scialbi sotto a cielo grigio di nubi alte. Piccolo uomo mi sento, come con anima senz’ali... e dire che bisogno essa avrebbe di elevarsi oltre le nubi e vestirsi d’azzurro, tuo conforto! Più breve, credo sarà questa passeggiata per la pioggia temuta, ma vi cercherò ancora la pace. Qui c’è freschezza di brezza dal mare e musicalità, ché cento cantori per nulla inibiti dal cielo a cappa scura, frenetici sono nello sciorinar note e note, a far delizia di compagne certo attente nelle scelte loro, che immagino, vogliano vagliar nota da nota, anche se tutte significano amore. E io mi soffermo, rapito nell’ascolto, ma il cielo plumbeo mi spezza l’incanto e fa che ricordi che giorno speciale è, e invita al cordoglio per lo strazio di giovani vite or ora perdute o ferite. E ora questa pace sento divenirmi quasi acquiescenza passiva alla morte, pur in mezzo a questa festosità di vita. Ma m’accade di più. Di questa gioia tanto diffusa ora cosa sento? Poiché qui indugio, il mio tempo spendendo sterile, senza nemmeno che preghiera mi venga spontanea dal cuore, io me ne sento quasi responsabile, anzi colpevole che essa possa essere nonostante e io ne sia parte! Ecco, mi dico, il vento impetuoso, nuovo e antico, del terrore è daccapo tra noi, qualcuno l’ha evocato con perfidia, forse l’occhiuta vita mala in una nostra città, ma altrove la natura matrigna. Quello ha scompigliato e preteso le vittime sue. Eppure i più tra noi sembrano non turbarsene, se non lì le accorate compagne della giovane vita presa, altrove quelle impaurite genti che il terremoto ha sconvolto di terrore. Ma altri quasi vivessero in una profondità, che fa sì apparente niente li tocchi, continuano presi dagli assillanti problemi del loro quotidiano e altri ancora, che di assimilare mi viene a questi cantori spensierati, privi di cure stanno nella pace dell’ignavia, incoronata da stupenda artificiosa leggiadria, che sempre si crea intorno al potere e al denaro. Ma è proprio così l’umanità che qualcuno ha seminato e tollera, che più ha del loglio che del buon grano. E io che sono? Son qui fannullone nella ignavia mia, da vecchio a cercar pace! Ma con la mente altrove or sono e il fervore di gioia, l’impeto d’amore dei cento cantori non mi tocca, e mi scivolano dall’attenzione anche cento e cento cose innamorate, di cui pur tenerezza avrei, e se lenta qualcuna s’avvia e dolce alla preghiera compassionevole per me, ebbene io non ne ho sentore. Sì, scura e triste l’anima s’è fatta da sentirsi colpevole da nemmeno saper più di che, tanto è confusa, ma sicuro di non più saper dire le parole belle delle mie preghiere latine che più ricordare non so. Sì, tanto è essa arida sotto questo grigiore da sentirsene prigioniera! Ma questa luce soffusa tra le cime di tremuli rami che fan galleria in questo stradello, strano or mi rasserena il cuore! E io mi riapro alla speranza e sento di poter con te collaborare, tu a infondermi e a donarmi la fede, che l’assurdo di qui mi faccia superare, io ad accettarne il travaglio con devozione e passione. E allora forse dalle labbra tue divine mi verrà la vera pace, con un sospiro tuo o respiro o parola, sì, la certezza di essere stato qui per uno scopo, di aver lottato tenace ché bene ne venisse per tutti e quella di farmi accettare senza rammarico, scemate le forze, di aver pur perduto... Ma se niente è vero inutile, forse a piccola fiamma di vita trascorsa disperatamente, seconderà incendio d’amore, se tu proprio, amorevole, lo rincalzi e alimenti e vi soffierai su, se brace sopita, come forse ora è, esso vorrà farsi! Solo così mi sentirò di poter gioire, degno divenuto, del dolce sorriso, con cui la piccola icona tua sempre vuol significarmi amore, e sentirmelo dentro fin alle ossa. Sì, quest’amore che sempre in tante paure e sconfitte mi ha ripetuto, ma tu hai me! Sic, e noi due abbiamo te! Allora forse queste ali son solo anchilosate, non spezzate e pur verrai, sole divino, a riscaldarmele e a scioglierle. Sì, s’aprirà il cielo e tu giù guarderai a noi, agli sconfitti, agli accorati, a chi or piange sotto a scuro cielo e ne darai conforto!

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