venerdì 22 novembre 2013

Come il poeta canto







Oggi sulla spiaggia tutta deserta, diaccia l'aria, sono e guardo incantato le onde tormentate, recente la burrasca, frangersi con lunga corsa spandendosi alla rena, o spumeggiare sugli scogli. Vengono mormorando lor dolce canzone, si spengono e non sono più nulla! Di simile ardore quelle del cuore mio, sempre combattuto. E così i tanti pensieri, agitati d'ansia, per te! Vengono, s'accavallano e si spengono nella vanità d'ogni altro umano pensiero...Ricordi? La più bella costellazione del nostro cielo invernale t'ho mostrata in notte serena, Orione. E sulla cintura sua la stella più luminosa notare t'ho fatto. Ecco, se tu conserverai in cuor tuo il mio ricordo come gemma simile a quella e per te preziosa, io sarò ovunque tu sarai, o i sogni tuoi mi vorranno. Così, tu dormirai e io ti vedrò come su letto di foglie di rosa e al fianco tuo, sommesso starò a cantare dolce “nonna” per te come il poeta per la Maria sua sognava di fare, e come vero io già ti faccio, tu dormendo a “suonno chino”. E sai che già ti dico, quasi ossessivo? Le parole sue di innamorato ripeto, e sussurro, “A gelusia turmenta sto' core mio malato”! È così proprio, questo già fa questo mio amore, ché dei sardi ho il cuore, e avere non lo vorrei, ché per primo ne soffro...e vero m'accade, come in altra canzone al poeta, che si tormentava per la donna sua, chiedendosi se di lui vero sognasse, dormendo, o d'altri. Sì, proprio m'accade che io viva quel tormento! E tu sai che per il mio personaggio, il me che prende dal cuor mio, l'unico che vero so d'essere, ché come io-intimo, cuore sono, speranza di bene e bello e d'amore già nel nostro mondo, e qui in quello reale, sono uno che vive straniero e precario, uno che sol amore sogna e ne vive e solo le sue parole ti ripete, è proprio così, ché con gli occhi suoi primi ti guarda, sempre innamorati! Ecco, saper avrei voluto dirti del mio amore, non con le parole che esso s'inventa per piacerti, ma come quel poeta ha fatto con le dolci sue canzoni alla bella sua, ché tante parole non servono per recettivo cuore a fargli lusinghe d'amore! Ma io non ti lascio le mie parole, troppe e forse inutili tutte, ma il mio bel sogno con te. Continualo, versavi le novità dagli occhi del tuo cuore! Ché se un modo ci sarà per riaverti io lo scoprirò, pure sol di sogno fatto! E dirti talora, Tranquilla ti rivedrò alle stelle!, è sì qui augurarsi di presagire il vero, quella lor fata, tra esse bella, questo volendo si realizzi, ma anche fa metafora dell'affanno per ritrovarti nel loro mondo senza tempo, giunto! E non è forse già così ché stella già sei in questa mia sera, sogno dolce, che pur muore?

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