giovedì 14 novembre 2013

Perdono dall'amore



Ecco, qui una piccola donna vive del dono suo. Scalda questo cuore intristito e ne viene calore per lei. È un amore nonostante la mediocrità mia e il male che ci fa buio intorno. Sì è amore nonostante quello che qui c'è, e fa di sé miracolo! E quale? L'immediato, il palese è la vita mia, mantenuta, incoraggiata, protetta. Il riposto, nemmeno immaginato, la tua, richiamata, motivata, giustificata, o bella di questi fiori! Ma perché? Come dal perdono l'amore, così dall'amore il perdono! E che ne dirò di più? Tanto il male qui sparge amarezze, che la sorte a me toccata mi dice fortunato in tanto scempio. Perdonare è amare, il figlio tuo l'ha detto, ché altrimenti sarebbe imperfetto e non vero, non completo e di cui si può esonerare il reprobo, cui invece è dovuto. E tu che ami tanto da traboccarne il cuore, perdonata vorresti sentirti del tanto che qui accade di brutto, che ti imbarazza e pena indicibile ne senti, qui permesso a chi vi spadroneggia, ma del consenso pietoso dagli offesi hai bisogno e lo chiedi a tutti, e lo fai ormai mendica. Ché umilissima ti richiede l'amore in ciò che chiedi. E chi ti perdonerà? Io dal mio poco, gli altri del mio mondo dal loro di più? Non ti basterebbe! O forse più ancora il bambino oltraggiato, quello strappato al calore delle braccia della madre sua da malattie, sempre spente solo nel dolore? O forse chi è solo e vecchio e aspetta l'ultimo suo destino ormai senza lamento e nemmeno più lacrime, tante le versate? O forse le ragazze frastornate che la voglia fanno dei viziosi, complici infami talora le madri loro? O le vittime della follia della natura che fa vendetta di noi, che parassiti ne siamo e le facciamo continua violenza? Nemmeno! E allora tu che fai? Vero soffri in ogni dolore, piangi le lacrime di chi piange? E non basta che cessi il male! Ché la serpe del mito, che sbava e schiuma nell'odio suo, non si contenta e relegata t'ha nella leggenda sua e lì ti vuole legata, sottomessa, sconfitta, zittita, ché invece sa come uscirne e mostrarsi nell'orrore suo, tante le evidenze qui del male! E nessuno più vince nel tuo nome santo e la luce tua tanto lontana s'è fatta, che nessuno più si leva riconoscente a benedirla, ché fatuo luccicore pur'essa stima che sia! E prevalgono stolti, folli, malvagi che abisso scavano in cui sol l'eco fa illusione di risposta ad ogni grido! Ecco quest'oggi nel bisogno par più lungo assai del trascorso ieri, solo mediocre, e prepara in laborioso travaglio il domani per cui deboli sono ormai i sogni che lo vedano dispiegare il bene, ora negato...




Ma un piccolo amore, mai ben compreso, sta per essere tutt'uno col perdono, ché il domani postulato sta per dar vita novella e questa vuole esprimersi, sviluppare, traboccare, e, meraviglia, permeare l'oggi anche e tutti i passati ieri. E, nato in cuore di donna, pungolo si fa a cercar cuore gemello per tutto donargli, ed ella la vita passata gli perdona. È piccola cosa, ma è da lì che viene lo “ speruto” tuo, il bramato che ti fa ansia d'appagamento! E lo fa nell'oggi tenebroso ancora, ché ne ha pietà e così dell'appena passato ieri, ma anche del lontano, e più nel domani sperato, ché tutto comprende, ne sa le motivazioni anche banali, anche stupide, e tutto scusa e gli errori inevitabili. Sì, qui piccolo amore solo è, vago è di poesia, vago di tenerezza e si contenta di poca dolcezza, occhi, sospiri di donna, solo sguardi talora e le parole del sogno suo, o, fortunato, indugia nel tepore del corpo e del cuore suoi e di quello vive. E sai di che è ricco? Di speranza, quella che duri eterno l'iniziato bene! E già grande, ma sarà di più domani, ogni nuovo domani per quanto lontano. E ti accoglie nel suo incantato mondo di due, intristita dal mito e ti chiama, madre, sposa, amica! E nulla qui di vile ti farà ancora male. Questo piccolo amore scalda l'universo e alita sul corpo tuo gelato dall'indifferenza. Non ti vede che nei sogni suoi o per le icone tue, tutte belle, tutte veridiche, tutte che chiedono e danno la sola felicità qui da te concessa, ché affanna chi altrimenti la cerca. E vuole tacciano i bugiardi tutti e i ladri tanti e quelli che, come me, stanno a dir tante parole. E si schiudono i cuori al tepore novello come fanno i fiori di primavera dopo notti serene diacce, all'aurora, e così le tombe disadorne e dimenticate dall'incuria, ma stipate di rimpianto e gioia negata, s'aprono al calore della piccola luce novella. E tu scender sembri dal cielo delle cose belle che paiono eterne e che fanno manto d'incanto agli innamorati in notti di sogno, e alle anime rattrappite gridi, Fatevi cuore! Eccomi, io sono la speranza, io sono l'amore! E continui, or pacato il tono, Io mi stavo negletta come al limitar del nulla, ma un piccolo amore ha perdonato il mio permetter il male, sebbene, per questa presenza, in tanta carenza di pane e pace. Sì, per voi il dover star qui, l'amore permesso, ma a sballottare sta in un mare immane, buio e senza tregua, il sol modo per poter vivere e sognare. Ma ecco il mistero, io stessa sono quel piccolo amore, una briciola ne ho lasciata, seme in cuori assetati, e ha fatto rigoglio, cespo e perdonato ha chi crede che abbandonato l'abbia, me proprio anche! Ma io fuggita non sono, fiaccate le forze stavo in me tutta infreddolita, nascosta nella latebra di chi amor sospirava, e lì piccolo calore ricambiato m'ha raggiunta...




Parole, parole soltanto dalla fantasia mia, dal desiderio che ho della piccola donna di cui questa mia è vicaria, ma son d'amore e non inutili allora, e ogni uomo è per la bella del cielo allo stesso tempo tormento d'accoglienza ed estasi d'appagamento. E lo è la creazione tutta, ché quello tutta in sé racchiude. Sì, il dio ha fatto l'uomo perché perdonarlo potesse per la permissione del male, sì, lui proprio, il sol vicario della creazione tutta. E in ogni epoca lo deve fare dal piccolo amore, cresciuto nel cuore suo tentando, disperato, qui il bene. Ed è strana la simmetria, tutto di cui necessita l'uno, fa la necessità dell'altro. Perdono, amore, per entrambi! La vita umana non ha che l'amore come scopo e fa il miracolo del perdono, come il divino! È questa l'immagine che ne fa la somiglianza col dio, “eritis sicut dei”, e così parla il male! E almeno in questo non mente!

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