domenica 4 agosto 2013

Quando corpus morietur






Semplice davvero non è arrendersi alla verità tua, è velata, schermata e v'estende l'ombra sua il male, la contrasta, pronto a spegnerla. Molti non saranno tanto fortunati da intravederla, o non vivranno abbastanza, o vivranno una vita distratta. Sì, dolce, potendolo, è arrendersi a te come alla luce, al sole e dirsi, ecco lo scopo d'una vita ben spesa! E dal cuore ripetersi di felicità, desidero forse di più? Sì, ben si può vivere illusi dai molti luccichii di qui e non della verità tua, ma hanno unicità, preziosità, si può viverli ingenuamente come forse solo a bambini è possibile, si può crederli capaci di allontanare il male, averne tregua almeno, credere che essi esauriscano la ricerca tanto appassionata del bene, o non accade piuttosto che l'inconsistenza loro la vanifichi? E' ben diversa la verità tua, ma avvertirla è possibile col cuore più che con la mente, vale il sentire, non il ragionare. Allora essa parla da sé, testimonia, svela, se puro è il cuore che le si pone in ascolto. Ma quale verità? Non son certo le conclusioni della scienza a farne parte, ché son tutte intese alle cose di qui e non danno calore a cuor che ne chieda. Ma credo sia quella, tu concedendo grazia e libertà, cioè opportunità di accettarla, avendo capacità donata di comprenderla, che il male, qui in apparente vantaggio, non prevarrà, ché tu attendi l'umanità tua per manifestarle quanto ami, chiusa la parentesi delle illusioni, fuori dal tempo! Quella che non appena scorta lascia una scia, fa una via, luminosa tra le tante ombre di qui. Occorre incamminarsi con fiducia e appunto viverne. E sarà forza e debolezza lungo un cammino spesso solitario, determinazione e paura, ma conforto, consolazioni anche. Ecco oggi le occhieggianti cose di questa natura, aulente, ché è la bella stagione. Fanno conforto, invitano a soffermarsi, ad ascoltare. Or sull'una, poi sull'altra va senza requie lo sguardo mio, sembrano chiedere tutte una risposta e lo fanno alla lor maniera, senza parole. Vogliono amore per ricambiarmi amore? Sì, sono erbe, alberi, fiori ormai rari per la calura, piccole creature che prediligono l'ombra. E canori ancor sono uccelletti a farvi incanto. Paiono vogliano fornirmi tutti una chiave di comprensione, cioè invitarmi a percepire la realtà diversa da come appare, come un tutt'uno immerso in una stessa atmosfera, che sia più della fisica. Io la penso pregna d'amore, il tuo, di cui essa anche respira e vive come fa dell'aria, mentre per tutto l'altro che qui la mantiene occorre competere per farne parte. E lotta è spesso di sopravvivenza. Insanabile aporia? Così per noi, che partecipiamo della stessa realtà e sembriamo vivere una eterna contraddizione. Necessità d'amore e di lotta nella vita! Alcuni vi si affacciano appena e subito la morte via li porta senza o con scarsa possibilità di conoscenza, altri vivono la vita nell'indifferenza o non le danno alcun senso, nemmeno avvertendo l'afflato, che in momenti privilegiati pur par venire dalle cose tutte. Queste parlano seppure mute e invitano alla fiducia, alla speranza, par vogliano consolare. E pur c'è chi annientarle vuole e per un suo presunto immediato vantaggio, tornaconto, guadagno, e così condanna la vita tutta, la sua, oggi e quella degli altri, anche poi. E forse vero allora tanta caparbietà nel proprio e altrui danno, merita il nulla come sua meta e non te. E allora chi segue la via che tu gli indichi dovrà preservarle, custodirle, difenderle da una stoltezza, che non capisce che la vita va tutelata perché abbia le espressioni sue, ché tutte vanno nella stessa direzione da te attratte, anche se coscienza non ne hanno, e intanto sostengono la vita umana perché si avvii per il giusto cammino, quello di non riconoscere qui alcun fine. Quello, solo tu sei e lo scopo qui sarà conoscerti, un po' almeno, per cominciare a sperare in te, nonostante tutto e la cattiveria degli altri che aggiunge male a quello già presente e la prevaricazione, che mai tace e la contumelia dei potenti. Ma è il male in sé l'antagonista più tenace, e che fa? C'è indubbio un tuo progetto di salvezza della creazione tutta e quello vi crea scompiglio! Viene nella crudezza sua quasi sempre improvviso. Uno sta amando, sta anche solo sognando l'amore? E più non può farlo! Uno sta affermando il suo piccolo bene? E deve interrompersi! Uno è vicino alla verità che sei, quasi la tocca? E viene ributtato indietro, deve regredire o perdere tutto, come afferrato da mani invisibili, che interrompano ogni suo progetto di bene e apparentemente gettino nel nulla i tanti sforzi fin lì, e la speranza. Tutto cancellato! L'amore interrotto! Il più crudele dei destini! È l'untuosità, la nebulosità, lo spessore e se si potesse dirne una tautologia, la crudeltà del male. Chiede improvviso il suo dovuto, ché, come fosse stato generoso, volutamente dimentico, perfino permesso ha di capirti un po', amarti un po', sperarti tanto, e chiede, vuole il saldo del conto, vuole la vita! E fortunati quelli che hanno fede, ché possono proiettare al di là di quello che loro accade, la speranza, non permettendole di morire nella disperazione più cupa. Questo fa il male. E a una preghiera tutte si riducono, questa, Liberaci, madre, dal male! “Dominica” questa invocazione è, e il figlio tuo vuole rivolta dall'umanità sua, che sta per perderlo, al padre! E anche a me accadrà di simile, forse sta già accadendo, e io a te grido! Dove sei madre? Più non odo la tua parola amorosa, come nemmeno abbia più piccola donna a vicariarti. Risorridimi dalla soave mitezza del tuo cuore, fallo ancora una volta da quello della donna mia, dà vere ali alla mia speranza, muoia questo corpo, la mente sua anche, non il suo cuore! E mostrati fuori di questo mondo a occhi novelli. Sì, il presente ha vinto il passato, facendosi più spaventoso e sto per non aver futuro. E che ancora ti dirò? Torna, torna a me madre, sii quella che m'ha generato, quella che m'ha cullato, che m'ha sorriso per prima. Siano le tue queste braccia di donna che all'amore eterno m'affidano!




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