lunedì 12 agosto 2013

Fruttificare la grazia




Forse, parlando di te un po', tentati s'è dalle parole o peggio dal loro suono, come nell'enfasi di una omelia, ma le mie sono comunque immagini senza ombra di ipocrisia, sempre dalla mia vita sofferta, attinte. Perché lo dico? Mi chiedo, Vero aborrisco la ridondanza e dico semplice, e che allora? Come nella parabola, qui una diversa grazia tu concedi e te ne aspetti frutti proporzionati alla misura. E occorre mi chieda, So io far fruttificare il concesso? So umilmente pregare ché questo avvenga? E se fallisco? Non è forse la nostra vita peculiare e irripetibile, allora io fallendo, tu avrai perso molto o poco, quel particolare sentire, reagire, chiedere, rassegnarsi anche, dati come dono da te. E l'invidioso della mia iniziale fortuna, come reagirebbe? Forse giudicherebbe la disgrazia subentrata, giusta, opportuna, proporzionata. Lui vede te come un dio esoso. Se ripagare non si può per il prestito l'interesse preteso, si decadrà dal privilegio, ridotti in disgrazia appunto, nell'allontanamento, nella separazione da te, completamente esposti al male! Sì, dalla luce nella lunga notte di qui, che appunto il male vi fa. Ma così il dio sarebbe orribile, e avere questa idea di te, miserabile quanto chi la concepisce, è estremamente ingiusto, offensivo, perché sei bontà, carità, complete. Quindi indulgenza avrai per il fallito, comprensione, scusa. Sì, inesauribile la bontà tua e un'anima si specchia in te nel vero e, se provata, torna affrancata, pura! Così il mio io decaduto, niente più avrebbe di eccellente, e nemmeno l'invidioso vi troverebbe di prezioso, niente più che il suo occhio non tolleri vedere, ma non desolato come lui crede. Questo il vero, pensare diverso è follia, interpretazione fantasiosa e peccaminosa su quello che sei e t'aspetti da noi, tu non pretendi, auspichi, ti auguri che di bello accada. E al dio misericordioso così, come manifesta d'essere attraverso te, si può ben dire, Madre ho abbastanza per ricominciare, non ti intristire, non t'accorare di più! Io, che ho tutto perso o sciupato, nella vita che resta avrò un comportamento adeguato, non ti deluderò ancora! E non ricomincerò dal nulla, tu rimani sempre, mai abbandoni un cuore! Sì, nella completa fiducia in te, se si cade è possibile rialzarsi e ricominciare. E, questo accadendomi, io mi direi per farmi coraggio, Si presenteranno condizioni analoghe a quelle che t'hanno fatto ostacolo, ebbene hai fatto esperienza, questa volta vincerai, supererai efficace, abbatterai quello che s'oppone. Ecco tu respiri un'aria nuova, quest'atmosfera è a un tempo sacra e patetica. Certo sei d'aver la madre in te nella tua ostinazione per il bene e allo stesso tempo sai che ella pena in cuor suo per te, ché t'esponi daccapo alle rivalse del male. Ma anche mi direi, Tu hai scelto la verità, la tua non può essere più una storia di parole, devi impegnarti per la concretezza dei gesti di bene per tutti. Stavi come in un sonno profondo, caduti i sogni, svaniti, amarezza al risveglio, e son rimaste le cose, le situazioni, i problemi da affrontare e hai certezza che lei ti guarda, ha “ sollecitudo” per te, e il tuo sentire più non può essere come un astratto pathos, che inganna te per primo, ché viver t'ha fatto in uno sterile sentimentalismo, impegnarti devi nella fattualità ed ella allora vero non resterà delusa! Allora io che farei, vero fallendo?

Come l'atleta dopo malattia che fermo l'ha tenuto, ritrova forza e fiducia e va alla vittoria, ecco ora io faccio di simile, competo, lotto per il bene, e stai tu al traguardo della mia vita!

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