lunedì 26 agosto 2013

Hortus conclusus







Come notte d'estate scende, il cielo si ingemma di mille e mille brillii, e poco prima illanguidiva rosseggiando al tramonto, e a speranza d'amore apre i cuori, ché per nuovo incanto, avidi gli occhi, si fa tutto trapunto. Di simile in te credo si dischiudano cento fiori, quelli che dentro fanno fragranza, e più che solita, appari ora bella e tutta ne odori sotto le stelle. Che dirò da sempre innamorato, ho forse spese tutte le parole di questo amore e non ne ritrovo? Sei il mio “ hortus conclusus” , ti dico, e busso al tuo cuore che d'entrare ancora mi consenta, come hai fatto lontano, parca alle insistenze del mio. Entrare voglio ancora per godervi del verde tutto infiorato, ché ne venga pace a sempre tormentato cuore. Celi la tua ricchezza, ma l'età ne tradisce la presenza, ché appena ti sfiora come se il tempo fermato abbia quella delle stelle. Allora se tanto mostri, più dentro ne hai! E so che gioia, dischiusa la porta, ne avrò del tanto lì stipato, essenze tante e variazione di tanti colori e odori. E ora, che cauta me lo permetti, fa meraviglia, ché vera ricchezza vi hai oltre l'immaginato, ed essa più e più m'innamora, ché restata sei l'anima bella che nei verdi miei anni m'ammaliò di quella bellezza che da essa traspariva. E ora solo un po' diminuita ne sei, ché amore, supplice a quella fata, che lassù regna, vuole che l'ingiusto tempo ella contrasti e mi ti fa vedere bella com'eri, e anche timida e confusa dalle tante effusioni mie. E come? Se quest'esilio si percorre come ansimando un'erta, migliore immagine ne fa un deserto e tu vi sei come un fiore di opunzia, che nato sotto gelido cielo in notte di mille splendori disseminato, guardi e sospiri alle sue stelle e ne invochi amore, alla lor fata mandando effluvi di profumo, ché risponda sollecita. Sente quel fiore che il novello sole presto l'inaridirà, come qui a te tentato ha, da reo, il tempo. Ma colto ho il mio bel fiorellino e in me celato l'ho e schermo ne ha fatto quest'amore. E questo tuo candore, che da dentro continua a sfuggirti, amo come sempre con la sollecitudine della giovinezza mia, e a quella che è giardiniera nel bel giardino che sei, ne raccomando la cura. Io so che più bella di quello che sei ed eri, sarai, sollecitata ad entrare nel bel giardino che ella racchiude ed è, e bellezza ne avrai nella misura dell'amore che per lei hai. E della bella fuori e dentro di lì certo io ne avrò incanto, come questa sera me ne fai sotto questo cielo tutto di te innamorato. E tutto ciò che lo star qui consente, noi ci diciamo e ne viviamo, come facciamo di tenerezze, e pur dei sogni condivisi a due, che gravati, a questa terra son legati. Pur quelli che affollano le menti nostre dai cuori usciti, si liberano talora e ansiosi si disperdono a cercar la bella fata ed ella, commossa di tanto tenero amore, quell'“hortus conclus”, che vuol essere per noi, dischiude, il suo cuore aprendo, e consente entrino e quelli si placano in pur effimera visione, noi che ci amiamo dell'amor suo, ad esso invitati, comandati anzi, Amatevi come io v'amo! Così in quel suo mondo di fiaba!

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