venerdì 22 maggio 2015

Regola e comportamento




Io non so cosa il bene sia, né so del male, ma conosco i loro effetti sua mia vita. Allora esprimermi devo per metafora. Bello è il sole che sorge a scaldare della luce sua ogni cosa e che s’affaccia a questa marina, e di cui è dolce godere se ci si leva per tempo al mattino. Ma spesso l’ostacolano nubi scure che il cielo ingombrano appena sopra le vette che coronano a est questo golfo. E così, ritenendo appropriata l’immagine, posso illudermi di sapere qualcosa del mistero loro. Ma come comportarmi? L’umanità mia sta tra tante altre presenze. Sì, che fare? Penso che più che appellarmi alla regola d’oro di trattare gli altri tutti, ognuno prossimo, come se stessi, dal momento che è del solo cristo questa estensione all'umanità tutta del concetto di prossimità, cosa da sperimentare nel tempo per convincersene e dura da accettare a priori, forse inizialmente mi dovrò affidare a un criterio solo soggettivo. Quale allora il mio dal quale però staccarmi da sempre tento per agire in perfetta coerenza? Mi ingombrano l’anima certe cose passate e ora so che certi giudizi, certi comportamenti con le parole loro, se fossero stati più adeguati e migliori, vita avrebbero ora in ben più sereni o anche appaganti ricordi. Ecco che nei fatti d’oggi io a me stesso ripeto, Queste parole, questi gesti, mi farebbero forse vergogna se avessi tanto tempo da richiamarli alla mente e giudicarli, mancando l’emotività o perfino l’animosità d’oggi, che il tempo sempre vuol scusare e spegnere? E così sono prudente, non seguo l’impeto e l’istinto. Cerco di capire chi ho di fronte, che s’aspetta e di non deluderlo o di provocarne spiacevole reazione. Ma di fronte alla parola cattiva subita o al palese torto, ricorderò, e mi sforzerò di comportarmi di conseguenza, che il cristo raccomanda di pregare per chi ci perseguita. È tutt'altro che un comportamento carente, rinunciatario o addirittura vile, ché richiede di essere veri uomini. E che farò, mi chiedo, se la minaccia è alla compagna mia? Mi interpongo allora, anche solo subendo, ma evitandole l’offesa o che i nostri figli ne restino coinvolti. Io altro davvero non so, ciascuno interpelli se stesso fino alla coerenza col cristo cui dice di appartenere, il mio fare non è un modello, ché è sicuro carente, e dico, Si faccia d’analogo, ma meglio perché il cristo vuole s’ami il nemico perfino! Sì, è difficile oggi comportarsi da veri cristiani in un mondo fattosi tanto brutale, ma lo domanda la fede. E ci conforti che forse le epoche passate lo sono state di simile o più ancora volgari, ma basso è oggi il valore d’una vita, meno di quanto suggeriva un tempo l’ignoranza e la conseguente insensibilità, che però la conoscenza, il sapere, oggi più diffusi, non correggono. E io abbraccio questa donna e bacio i capelli suoi ingrigiti e so che se ne rassicura. Non perché è tra le braccia di un forte, ma di uno che l’ama e solo questo ha, tenuto come tesoro, ed è questo che le dona.


Christe, tibi donabo me ipsum!




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