Come pregare?
Quando le spiacevoli conseguenze di un accaduto
subiamo e ci angustiamo con “avrei potuto fare e dire” della saggezza del poi, o
ciò che il corpo addolora fin all’anima giunge e l’attosca, ché nulla più pesa dell’apparente
abbandono del dio e dell’indifferenza degli uomini, che fare? Pregare? e come?
Di quante cose è la mente! Stipa immagini, parole, che fanno il ricordo di
fatti recenti o lontani. Ma l’oblio vuole prenderseli e io, che perfino più non
ricorderei quasi nulla del volto di mia madre se non me lo suggerisse una sua
immagine, che posso richiamare di quello delle poche cui balbettai amore? e
quando fu e poi che ne è stato di tanta sincera passione? Chi me le ridarà
nelle fattezze loro, incanto d’allora, se perfino tanto lacunosi sono i ricordi?
E per quella lontana, smarrita che amare più non potei, avrò altra occasione
per dirle i sogni di allora e le parole di quelli, che nemmeno più so? No,
tutto ciò che è accaduto è perduto. Nessuno, nemmeno il dio me lo ridarà. Il
dio ha fatto il tempo, lo scorrere delle cose e perde l’onnipotenza sua se in
esso star con le creature sue vuole. Ed è forse per questo che ripeto ossessivo
a questa donna le parole del mio amore e i gesti che lo fanno vivere, sì, non
vorrei diventare un ricordo incompleto della mente sua quando impossibili
saranno le concretezze d’amore. Ma forse, e lo credo come spero possibile amore
per sempre garante il buon dio, mi riamerà nei fiori suoi e più ancora in
quelli di campo e forse sarà bello ancora per il cuore suo! Ma forse tutto
questo dico perché pregare non so e nessuno può insegnarmi, anche se spero che
per molti sia diverso e la loro buona preghiera trovi invece pieno accoglimento.
Ecco qualcosa mi accade di doloroso. E quello che ho, parole diventa nella
semplicità del cuore, e così faccio come parlando a mia madre, ché così avverto
chi spero m’ascolti. Allora che dico dopo l’essenziale per descrivere le mie
spiacevoli sensazioni somatiche e partecipare il mio turbamento? Attenuami il pungolo
nel corpo e il buio nell’anima! Dico poco, dico troppo, è debolezza, è cauta
speranza per me e chi amo? Non so, e intanto questa donna riempie di lacrime
gli occhi suoi! Allora le dico, Guarda è daccapo tempo di lucciole! E nel buio
cento stille pulsanti stanno scrivendo lor parole d’amore...
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