lunedì 11 maggio 2015

Come pregare?


Quando le spiacevoli conseguenze di un accaduto subiamo e ci angustiamo con “avrei potuto fare e dire” della saggezza del poi, o ciò che il corpo addolora fin all’anima giunge e l’attosca, ché nulla più pesa dell’apparente abbandono del dio e dell’indifferenza degli uomini, che fare? Pregare? e come? Di quante cose è la mente! Stipa immagini, parole, che fanno il ricordo di fatti recenti o lontani. Ma l’oblio vuole prenderseli e io, che perfino più non ricorderei quasi nulla del volto di mia madre se non me lo suggerisse una sua immagine, che posso richiamare di quello delle poche cui balbettai amore? e quando fu e poi che ne è stato di tanta sincera passione? Chi me le ridarà nelle fattezze loro, incanto d’allora, se perfino tanto lacunosi sono i ricordi? E per quella lontana, smarrita che amare più non potei, avrò altra occasione per dirle i sogni di allora e le parole di quelli, che nemmeno più so? No, tutto ciò che è accaduto è perduto. Nessuno, nemmeno il dio me lo ridarà. Il dio ha fatto il tempo, lo scorrere delle cose e perde l’onnipotenza sua se in esso star con le creature sue vuole. Ed è forse per questo che ripeto ossessivo a questa donna le parole del mio amore e i gesti che lo fanno vivere, sì, non vorrei diventare un ricordo incompleto della mente sua quando impossibili saranno le concretezze d’amore. Ma forse, e lo credo come spero possibile amore per sempre garante il buon dio, mi riamerà nei fiori suoi e più ancora in quelli di campo e forse sarà bello ancora per il cuore suo! Ma forse tutto questo dico perché pregare non so e nessuno può insegnarmi, anche se spero che per molti sia diverso e la loro buona preghiera trovi invece pieno accoglimento. Ecco qualcosa mi accade di doloroso. E quello che ho, parole diventa nella semplicità del cuore, e così faccio come parlando a mia madre, ché così avverto chi spero m’ascolti. Allora che dico dopo l’essenziale per descrivere le mie spiacevoli sensazioni somatiche e partecipare il mio turbamento? Attenuami il pungolo nel corpo e il buio nell’anima! Dico poco, dico troppo, è debolezza, è cauta speranza per me e chi amo? Non so, e intanto questa donna riempie di lacrime gli occhi suoi! Allora le dico, Guarda è daccapo tempo di lucciole! E nel buio cento stille pulsanti stanno scrivendo lor parole d’amore...

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