lunedì 18 maggio 2015

L'ultimo perdono










Quando v’è un atteggiamento ostile d’altri verso la vita nostra, non importa quanto vi abbiamo concorso, per colpa più o meno palese o per mal riposta fiducia, certo fulmini dal cielo per chi ci odia pretendere non possiamo. Ma che si ravveda forse sì. In realtà stiamo chiedendo molto. Tutti perdonati dovremo essere quando, a chi disposto troveremo ad ascoltare, raccontare dovremo con ritrovata sincerità la vita nostra, le manchevolezze sue e le mille occasioni per il bene, perdute. Egoismo, dabbenaggine, trascuratezza, ingenuità nel pensare con leggerezza che, se una occasione ci sfugge, cento altre si ripresenteranno, e tanto altro di un lungo elenco di fatti, che appesantito hanno la vita, tentandola spesso al male attivo addirittura. Tutte fanno colpa che l’anima fa brutta. Ma che misura una vita così spesa, tanto deficitaria? Il bene è una forza che fa del mondo e di chi vi brulica, l’occasione, tanto aleatoria di evidente successo, di dimostrarsi il fine ultimo delle cose tutte. Procede non solo nonostante il male che gli si oppone, ma nell'incertezza di chi, sonnacchioso, vive la mediocrità sua, restandogli tiepido, quando non indifferente. Il suo affermarsi è il solo modo che il dio ha di mostrarsi come speranza. Se la occultiamo con un comportamento irresponsabile facciamo il male, non solo nostro e di chi amiamo, ma delle creature tutte. Quelle che fremono quando il nuovo giorno schiarisce la notte delle attese e delle trepidazioni, quando non di paura, e, ignare, non sanno perché soffrono, e non sanno per chi. Non è questo in fondo il male? Rendere più buia la notte, velare con scure nubi minacciose il sole nascente che scaldare della luce sua tutto vuole? Sì, esso può essere tanto altro ancora, ma in fondo è sempre bruttura di luce negata, quando invano, disperati, se ne cerca un barlume con pupille che avide si dilatano a cercarla nel fitto dell’aria greve e untuosa che gli stupidi sempre fanno più nera. Ecco la vita è allora una misura della stupidità umana. Eppure nonostante tanto, va il bene, avanza, s’afferma, e tutti recuperare vuole alla causa sua e alla visione della sua bellezza. Sì, proprio tutti siamo immeritevoli, bisognosi di capire, di detergere gli occhi cisposi, di farci perdonare, di amare. Ed è in fine il bisogno d’amore che ci rende degni di considerazione e riscatto da parte di chi è il bene. Quest’amore in nuce è come un granello di sabbia, ben dalla conchiglia una perla si mostrerà! E questo avverrà immancabile, il dio tutti accoglierà, ma di quanto pianto sarà quel postumo pentimento! E pure per noi, dolce compagna. La vita con te è di tante parole, ma muta a volte, ché ci fa incanto il silenzio. Allora è fatta di braccia che l’uno protende all'altro che tra le sue le accoglie e così insieme protese sono al dio e al perdono suo.

Nessun commento:

Posta un commento