sabato 16 maggio 2015

La vita a due



L’amore è condizione psicologica che fa avvertire l’altro come un sé che vive accanto a condividere la stessa sorte di bene. Ma condividere la vita significa spartirla sempre e potrà accadere che l’altro richieda attenzione e cura. Allora sarà il tempo a dire la misura di un amore, ché non solo la gioia è dei due, ma anche le angustie, che sempre l’insidiano. Ecco qui un amante che si preoccupa dell’altro. La situazione potrà risolversi  o irreversibile peggiorare. Se l’amore è autentico questa circostanza, triste vissuta, può addirittura far crescere il  sentimento e ad entrambi far provare il mai sperimentato prima, la dolcezza incomparabile della dedizione completa, nel donarla e riceverla. Quando questo accade l’amore è manifestazione di quello divino. Il dio ama e vede l’amato perdersi e il non poter arrestarne l’allontanamento dalla vita rende struggente l’apprensione sua. Allora l’amore suo  impotente ne resta sì avvilito, ma aumentato a dismisura, come ognuno che vero ama sperimenta, diventando il comportamento suo specchio di quello che al dio accade per ogni sua creatura che sta per perdere. Ma questo fatto estremo  porterà il dio fuori dal tempo, in cui si è immerso per restarle accanto e, recuperata l’onnipotenza sua, le ridarà la vita. Ecco che il male, che vorrebbe distruggere l’amore, sta in ultimo al suo servizio, lo nutre allora, lo fa crescere e tutto accade come se l’inevitabile sua presenza abbia come fine ultimo il bene. Paradosso? Ma il dio ha fatto il mondo per amore e vi è dovuto entrare il male, che tutti subiscono, lui pure. Esso tutto può aggredire e distruggere ma non l’amore che lo ha permesso, ché si spinge  fino all'apparente suo annientamento, ma alla fine esso, quando tutto sembra precipitare, proprio l’amore riafferma! Non è questo che rappresenta la vicenda del cristo? Essa scrive il destino di tutti. Ecco ogni speranza spenta, un morente annega nel dolore di chi lo ama. Le parole disperate possono essere poche, rotte da un’invincibile emozione e le lacrime possono essere versate o trattenute, ma tante da parere eccessive come i lamenti che le accompagnano, ché le motivazioni tanto terribili paiono da far ritenere che mai alcuno abbia vissuto niente di più radicale tristezza… Ma tutto è già accaduto al cristo e alla madre sua e a chi li amava. L’amore del dio pareva perduto ché percepito non era, perciò l’abbandono palese, e il dolore, non solo quello fisico, ma anche quello d’essere senza aiuto alcuno, impregnava la vita che apparente si spegneva. Succede questo per tutti, non si muore altrimenti. Così accadrà per noi, piccola donna, che da sempre scudo ti fai al male. Ma ci ritroveremo nel luogo delle stelle a ridirci le parole di qui recuperate, lontano portate da vento ottuso ma non oltre i confini dell’amore.

Nessun commento:

Posta un commento