L’amore è condizione psicologica che fa avvertire l’altro
come un sé che vive accanto a condividere la stessa sorte di bene. Ma
condividere la vita significa spartirla sempre e potrà accadere che l’altro
richieda attenzione e cura. Allora sarà il tempo a dire la misura di un amore,
ché non solo la gioia è dei due, ma anche le angustie, che sempre l’insidiano.
Ecco qui un amante che si preoccupa dell’altro. La situazione potrà
risolversi o irreversibile peggiorare.
Se l’amore è autentico questa circostanza, triste vissuta, può addirittura far
crescere il sentimento e ad entrambi far
provare il mai sperimentato prima, la dolcezza incomparabile della dedizione
completa, nel donarla e riceverla. Quando questo accade l’amore è
manifestazione di quello divino. Il dio ama e vede l’amato perdersi e il non
poter arrestarne l’allontanamento dalla vita rende struggente l’apprensione sua.
Allora l’amore suo impotente ne resta sì
avvilito, ma aumentato a dismisura, come ognuno che vero ama sperimenta,
diventando il comportamento suo specchio di quello che al dio accade per ogni
sua creatura che sta per perdere. Ma questo fatto estremo porterà il dio fuori dal tempo, in cui si è
immerso per restarle accanto e, recuperata l’onnipotenza sua, le ridarà la
vita. Ecco che il male, che vorrebbe distruggere l’amore, sta in ultimo al suo
servizio, lo nutre allora, lo fa crescere e tutto accade come se l’inevitabile sua
presenza abbia come fine ultimo il bene. Paradosso? Ma il dio ha fatto il mondo
per amore e vi è dovuto entrare il male, che tutti subiscono, lui pure. Esso
tutto può aggredire e distruggere ma non l’amore che lo ha permesso, ché si
spinge fino all'apparente suo
annientamento, ma alla fine esso, quando tutto sembra precipitare, proprio l’amore
riafferma! Non è questo che rappresenta la vicenda del cristo? Essa scrive il
destino di tutti. Ecco ogni speranza spenta, un morente annega nel dolore di
chi lo ama. Le parole disperate possono essere poche, rotte da un’invincibile
emozione e le lacrime possono essere versate o trattenute, ma tante da parere
eccessive come i lamenti che le accompagnano, ché le motivazioni tanto
terribili paiono da far ritenere che mai alcuno abbia vissuto niente di più
radicale tristezza… Ma tutto è già accaduto al cristo e alla madre sua e a chi
li amava. L’amore del dio pareva perduto ché percepito non era, perciò
l’abbandono palese, e il dolore, non solo quello fisico, ma anche quello
d’essere senza aiuto alcuno, impregnava la vita che apparente si spegneva.
Succede questo per tutti, non si muore altrimenti. Così accadrà per noi,
piccola donna, che da sempre scudo ti fai al male. Ma ci ritroveremo nel luogo
delle stelle a ridirci le parole di qui recuperate, lontano portate da vento
ottuso ma non oltre i confini dell’amore.
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