martedì 28 febbraio 2012

Come già primavera

Già della vera stagione qui le essenze tutte lor verde manto rinnovar vogliono ad accoglierla, ché dolce tepore invita le novelle gemme a dischiudersi, e gli uccelletti e gli altri animaletti qui già si chiamano con sommessi e teneri squittii ai lor giochi, pronubi d’amore. E già vedi vagar le prime incerte cercatrici fuor del profondo formicaio e la torpida lucertola del muretto indugiare al primo tepore. Già tutto il chinale infiorarsi vuole e lo stradello bianco tra i sassi suoi è tutto ceruleo di stelle cadute stanotte e qui rimaste a farmi meraviglia, quasi fata di qui passata or ora sia, o tu stessa. Sì, sono crochi che l’erta tutta assolata tappezzar vogliono,occhi maliosi a far l’incanto a me, trepido incauto passante. Sì, è questo il tempo che prometter pare rinnovati sorrisi, e sospiri e presenze o anche assenze, diventate però ricordi lievi, delicate nostalgie, profumi tenui di epoche lontane..., ma forse anche novelli incontri da punger vaghezza a giovane cuore... E già bombi operosi tutti questi fiorellini visitano e di grida di gabbiani, che volan alti sulle falesie, l’aer tutto risuona e sono anche quelli della memoria di altre primavere, altri incantamenti, altre illusioni..., quelle stesse che materia danno a sogni antichi. Sono simili a questi, che ad occhi aperti faccio stamattina... Oh quanto propizia essa ne è stata come tutt’intorno daccapo fosse giovinezza, ma senza le ansie e carenze d’allora! E questa illusione, sento or davvero quasi malia, che m’abbiano fatto le cose tutte, ché è già corsa via l’ora e io non me ne son avveduto, ed è quasi già meriggio, quello del ritorno alla donna dolce che m’attende là, o chissà dove, ché luogo mi par di non più bene ricordare, e così anche tutte le sue parole devo aver scordato e le mie per lei, e come smarrito, mi chiedo che chissà se ancora, chissà fin quando, ella ci sia per me, e mi par il sorriso suo qua disperso tra le cose tutte e che lei, essenza tra le altre tante, coagularsi più non potrà in un luogo determinato, ad attendermi a un’ora convenuta...Tutto mi mormora di lei, tutto mi par lei sia, e mi fa assordante sgomento..., l’ho perduta? Ma questo stordimento anche passerà e forse lo è già ed è stato solo d’un attimo, ma greve come un’eternità d’angoscia, e daccapo sarà la monotonia di un giorno qualsiasi, vissuto concreto senza illusioni, da vecchio maschio disincantato! Ma forse giorno è questo, che scemerà fino a un languido rosso tramonto, che altro mattino forse simile annuncerà e la sera pur verrà, fortunata di stelle e di sospiri a chi giovane lo è davvero, e, chissà, forse distratto, non sa più di esserlo, proprio come a me accadeva! E io qui aspetto fiducioso in tanta dolcezza e non so più che, e non so più chi! Verrà? Verrai? Promesso l’hai? Sì e no, come sempre! Ma tutto in vento gelido di solo poc’anzi via è stato portato con le foglie morte, chissà dove! E così le mie parole, ed erano pur dolci e per te sola! Ora c’è solo brezza di tramontana e prende del mio e portartelo vorrebbe, ma non sa dove! E di quello che tu affidato le hai, me ne da’ qualcosa o tutto, ma io non so capire questa tenerezza... Sì, tu sola ancor dar mi vuoi, e che? Occhi, sorriso di madre, forse, ché bambino sempre mi vedi! E ora che nugoli di moscerini da queste infiorescenze d’olearia fuor sembrano venir d’incanto, che significato hanno alla fantasia mia? Sono i miei pensieri solo casti per te o piccole suggestioni che vuoi mi vengano ancora da queste cose che già malia fatto m’hanno stamattina, e nuovo or ora incanto forse sono al cuore e stiparvisi vogliono forse a quietarvi rimpianti, nostalgie, ricordi..., ormai troppo lontani, da condividere con te sola, ché sfuggir vorrebbero pure alla mia custodia gelosa. E daccapo sento che chi m’appartiene qui è dispersa, e questa volta so bene che tu sei! E il sogno di poc’anzi che la donna mia vi temeva imprigionata, questa verità svelava! Sì, dev’esser per questo che questo luogo tanto m’attrae, ha di te, ha te! Ma quando verranno gli asfodeli a far bianco e aulente tutto il chinale, quando camminare tra essi darà motivata speranza di appena più su tutta trovarti? E questi occhi che stipati si sono di tante cose e brillii vaghi e luccichii d’apparenze, vero ti riconosceranno, vedendoti? O non farli più attendere! Vecchi si son fatti e come cisposi, ben vedono solo nei sogni! Ma tu che sogno sei?

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