domenica 12 febbraio 2012

Lettera alla compagna

Che è stato, chi ne ha pianto? C’è stata incomprensione tra noi e la confidenza, l’armonia dello stare assieme e dell’andare in due, ne ha patito...Ed è di ieri proprio, e m’hai detto di non poter essere felice dell’epilogo della pur penosa mia storia di ostinato tentato amore, invero nella forma casta, ma già sublime dell’amicizia, con altra donna che ben sai, ché io triste ne ero rimasto, e tu intuivi che il cuore morso ne avevo avuto. Immeritatamente mi son sentito amato e già per-donato, come mai l’avevo avvertito, e pianto ne ho questa notte, piano, e salate e amare quelle lacrime, e con sospiri velati, ché tu non ti svegliassi e ne partecipassi commossa. T’ho chiesto perdono, ché so hai sofferto e pianto disperata nel tuo segreto, fin dalle premesse, questa vicenda, e ti ho chiesto più e più amore nel rammarico e nella disperazione d’averti offesa. Tu sai dove attingerlo. Dolce è la madre, e ne darà, sì che ne darà per noi! Abbiamo un lunga storia di tante pene, ma anche di sogno e di un po’ di gioia e l’eternità ci attende insieme! Non dobbiamo deluderne la regina! Ma ora sento d’avere del nuovo e del bello in me, che ne siano nati fiori? Ché del tuo m’hai dato e avverto forse sanata già, l’anima ulcerata. Ma l’altra notte, di quando è accaduto, e me ne vergogno fin alla latebra del cuore, ho creduto che un demonio femmina m’avesse visitato la vita gettandola nello sconcerto, tanto ne ero accorato! Sì, l’ho perdonata, ma le dovrei per-donum, cioè oltre, più del dono, è comando divino, ed è accaduto già perché tu hai fatto sì che potessi perdonarmi. Ma da lei cose sgradevoli ho udite, anche se sapute dir caute come da lunga dimestichezza nel porgere il vero o verosimile che sia, immeritate, e forse le ho pur sollecitate col mio comportamento incauto e ossessivo, ma sono giunte inattese e troppo dure. Che è successo nella mente sua, che è accaduto a quel cuore? E pur dolce pareva! Forse invitata a un bel gioco ingenuo, ma anche sventato un po’, l’ha temuto pericoloso per sé o, chissà, per il nostro affetto e di rovinarlo, o c’è dell’altro ancora e mai ne sapremo, chissà! Verosimile è, ché la so buona! Ma c’è di sicuro, e amaro ne ho sofferto, che l’amore offerto sincero, rifiutato, m’è tornato, ma accresciuto, ché tu la tua empatia vi hai aggiunto! Ma io non ho un completo rimedio per me e tu sola aiutarmi dovrai anche in quello che pur le devo, l’amore nonostante, come il dio qui venuto, ha comandato. Io vero, come tutti, non so quanto ancora qui mi stia in questa forma e in questa insufficienza incoerente nel donare, che mi insidia la fede, ché recalcitro a quel comando, e se pur quel mio, piccolo ridotto, amore, che insopprimibile, m’è stato ricacciato nel cuore, è un buon inizio, non basta per una, che nemica ha voluto diventarmi. Chiedo di più nella preghiera e l’otterrò se tu la sostieni con la tua, se aggiungi le tue sante, sicuro più gradite, parole alla madre, alle mie pur sempre inadeguate, da peccatore relapso, ricaduto. Ma io più e più vorrei saperti dire e so di non poterlo adeguatamente, che non sono un uomo in fuga dalle sue responsabilità e se ho errato, anche preparando l’insuccesso dei miei propositi pur buoni, nella valutazione di psicologia e circostanze, tu ne hai pagato il prezzo maggiore e sono io che conto ne deve, non la fortuna matrigna o il destino avverso o cos’altro inventarmi potrei e imputare a diminuirmi la colpa. Sono, sfacciato e semplice, l’autore dell’appena evitato sconsiderato naufragio, in vista della nostra meta, della barca che porta tutto di noi, il passato dei pochi momenti sereni, l’oggi precario e triste, e l’avvenire sperato tutto felice d’amore, che la madre, buona coi suoi bambini sventati, pur vorrà concederci. E, se ammetto completo l’errore, so che questa è sì una sconfitta, ma un male che più ci ha avvicinati e resi coesi, sì, è diventato pace tra noi e vittoria persino, ché tutto quello che nei cuori abbiamo di buono e bello s’è accresciuto! Un male che viene e ne vien fuori del bene subito, come, paradosso, talora esso fa! E sai che sarebbe stupido, disonesto perfino, non riconoscere un abbaglio sì grossolano, ma l’inferno e il purgatorio dovrò passare per recuperare la dignità calpestata e so che constatarlo t’ha reso più triste, e dovrò accettarne le conseguenze morali e vincere la tentazione di demonizzare il comportamento inatteso della mancata d’amore, anche se solo mistico ormai poteva essere, ché amaro sorrido d’autoironia, forse feroce un po’, ché è a labbra tese, di non averle saputo inspirare sentimento alcuno nemmeno quando, belloccio un po’ dell’epoca mia, le sospiravo ben altro amore! No, viver non voglio in perpetuo alibi, ed esimermi. Se un po’ merito ho del bene che tento ogni giorno, e tu m’aiuti in tutto, qui ho palesi manchevolezze e voglio pagarti con più e più dedizione il dazio delle mie avventatezze. Sono persona, uomo al fine, non più il bambino di sempre, il tuo uomo, lo sento con orgoglio! Sì, cammino verso un dove, giudico, dico, faccio in accortezza e onestà, e rivoglio esser degno di condurti per mano! E le mie parole, quelle semplici del cuore, mi nascano e fuori ne vengano per te sola! Voglia la madre cara sostenere la tua generosità e aiutarmi ad esserne degno e liberarmi dalla sensazione di inadeguatezza, quella che tu ben altro uomo meritassi, avendomi tutto sacrificato, sì, pure il posto, che agognavi nel cuore suo, di chi s’affretta per i bene dei più. E or ora al fine sento l’anima mia così nuda, che, se ella mi chiamasse, facile passerei la cruna! Ma già quel che vi dico s’è fatto balbettio e presto sarà solo sospiro...
Ti prego, mettimi nel cuore del tuo cuore!

1 commento:

  1. Ho scritto qui qualcosa di molto personale, più di molte altre cose già dette, che pur celate avevo nel cuore. Illustro qui il mio accaduto da sprovveduto, per invitare prima a contare tutte le stelle, chi, più o meno immotivatamente tentato sia da altra donna, perché meglio esser vago è del brillio di quelle in cielo puro. Io avevo un attenuante, l’amore da bambino e da adolescente, solo ora vero spento, e ho la fortuna di una compagna assai buona!

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