martedì 9 giugno 2015

Un unico sogno



Se amica avessi la madre delle stelle certo le chiederei, per te, che da anni cerco solo negli occhi della mia piccola donna, e lo farei con parole dette o taciute, restate nel cuore, un miracolo. Sì, t’ho cercata, piccola stella smarrita, negli occhi suoi e nei suoi gesti. Occhi grandi in questo buio, che rideranno domani alla luce novella, occhi che sempre dicono più delle parole pronunciate e quanto siano sincere e, se taciute, quanto giustificate. Occhi per me! E poi gesti di partecipazione, mai di indifferenza, nella gioia e nel dolore, oppure solo cenni, sussurri, o silenzi. Gesti per me! Ma trovata non t’ho, ragazza amata nei miei anni lontani, se non sentori, barlumi di te che mi bastano, solo quando rara pace ho in questo cuore tormentato. Io non posso guarirti, io non posso guarire dal ricordo di te. E allora quale miracolo chiedo? Che io ti possa rivedere in sogno. Un sogno non solo mio ma anche tuo, ecco l’intervento divino, un sogno simultaneo in due cuori. Niente, nemmeno il dio ridare potrà l’uno all’altra, solo il sogno. In cui continuare potremo il nostro discorso d‘amore interrotto. E quale realtà sarà più vera allora? Sarà il miracolo con cui il dio rimedia alla perdita di onnipotenza, entrato per amore nel tempo, un miracolo per cui esseri, che si sono cercati e, trovati, si sono perduti, sì cuori smarriti nella nebbia di questa vita, si ritrovino, fuori del tempo, seppure nella vaghezza, seppure nel solo sogno. Vincerà comunque l’amore! Proprio questo mio povero amore, di per sé del tutto impotente perché solo umano, per la mia piccola donna, unica fortuna mia, amore per te, piccola fragile stella!

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