lunedì 3 novembre 2014

Uscir di sotto le coltri


Oggi tutto addormentato sembra questo bosco, assai diverso da quello che apparirti poteva, se attento, fin a questi giorni di insolito mite autunno. Quando ancora avresti potuto imbatterti in pigra lucertola ai soliti agguati rinunciare per starsene al sole ed ella stessa far da preda incauta alla infida biscia. E uccellino saltellante acute note ad ignota amata indirizzare, da altre cure forse distratta. È la vita che qui faceva capolino a dirci che aspetta tempi migliori e ora rintanata sta a mo' di timida freddolosa formichina. Di simile miglior tempo aspetto forse io? Non dorme la vita del mio spirito? Sta sotto coltre che a lungo le ha preparato la scienza con le conclusioni sul come delle cose di qui. Ne è talvolta uscita sonnacchiosa a guardarsi intorno se giorno albeggiasse, ma tutto nel buio ancora trovando, ha preferito di sotto tornare e sognare. Star sotto la scienza è smettere di tormentarsi sul perché ultimo del fatti e stare alle leggi che li governano. Ma è per me almeno, anche sognare al riparo dei suoi tanti come vadano qui le cose, e sentirmi nostalgico come se una realtà diversa avessi intravisto e smaniassi voler tornare alla vista sua. Non è così che qui nascono le favole sull'assoluto, ché per esso si vive nelle pastoie e nella povertà di valori del relativo? Scialba questa realtà, sta nell'effimero, copia ingrata è forse della realtà originaria che madre le è stata, essa proprio causa, ma fine anche di tutto ciò che vive e muore sotto al sole. Ecco da qui in questa speranza, nasce il confabulare sull'ignoto. Non sono di questo accusati perfino i testi sacri? Ecco l'uomo si trova gettato qui del tutto impreparato, senza garanzia alcuna di sopravvivenza, frustrati le aspettative e i desideri, e vola con pensiero agognante un mondo promesso da altri visionari. Ne è tutto preso, anticipa, descrive il suo sogno e questo è un confabulare, far mito. Certo è comprensibile volersi rifugiare oltre quest'epoca minacciosa, quando incerta è la vita, deluso il cuore e stanca la mente. Ma altri disperati aderiscono al suo bel dire, dimentichi che qui tutte le affermazioni anche le più sensate, vanno vagliate col dubbio! Allora perfino il cristo non ne è esente, è possibile smentirlo? La sua storia sa di verosimile, ma che con suo sacrificio venga pagata un'offesa primigenia all'incommensurabile dovuto al padre suo e nostro, è pretesa dogmatica. Ma non il suo invito ad amare i nemici qui proprio, con l'amore che fa precaria vita nel nascondimento. E quelli che vi si agitano intorno e vociferano che significano, se non indifferenza sempre e odio talvolta? Sì, io devo amare i nemici miei e perfino non più nascondere, tacere l'amore. Questo anzi va gridato! È questa affermazione così grande che passa la coltre di ogni relativismo, si staglia verso il cielo, lo fora, va oltre, raggiunge il postulato dio, gli dà consistenza e figura, lo scuote, lo fa uscire dal sogno dei buoni! Rende così giustizia a un perché del tutto. C'è il dio e il suo cristo l'ha svelato, ché dimenticato dai più era sotto la coltre della scienza e della tecnologia sua, ha dato speranza agli ultimi e meno inospitale ha reso questo mondo! Egli vuole lo si invochi per quello che è, amore! Qui c'è anche questa sua presenza, ma l'amore va comandato. Allora pregheremo per averne la capacità, non limitata, ma estesa fino all'umanamente impossibile, perdonare e amare chi calunnia, tradisce, odia, uccide! Sì, tutto ha fondamento spirituale, la scienza è tappa, il fine sta oltre, è ancora problema, ma non più tormento, dello spirito umano e lo sarà finché de visu col lui staremo, l'amore, il dio!

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