venerdì 7 novembre 2014

Il prezzo dell'amore



Un prezzo c'è in ogni conquista. E ci sono uomini tanto discreti che si preoccupano che nessuno sospetti le rinunce e le sofferenze per quel fine. Perché? Forse vogliono che quel che celano resti geloso possesso del proprio sé, non lo si banalizzi, e lo mettono tra le cose più riposte, che solo al dio possono svelarsi nella preghiera, quando venga non formale, ma impulso irrefrenabile dal proprio cuore a dire, anche se per alcuna chiara risposta! Così a lungo è stato per me, nella preghiera ho sospirato, nella preghiera ho pianto, nel silenzio del dio! E solo dopo anni ho confidato a quella che sempre m'è stata accanto e sempre amorevole, il perché dei turbamenti e avvilimenti quasi tutti legati alla precarietà del lavoro, ai tanti detrattori e usurpatori incontrati, nemici allora, e ora, ché forse ne sono capace, da amare, comando del dio! E ricordo, momenti bui, ore, giorni vissuti sì insieme ma non nella mia consapevolezza di condividerli completamente, creduto ben celato il perché di tanta angoscia. Ma lei nel suo segreto molto sapeva per quel che mi sfuggiva, o intuiva, e tutto forse pensava prezzo dovuto per la vita vagheggiata e ostinatamente voluta con me, e l'accettava. E mi confidò, in risposta al mio svelarmi, che allora si diceva convinta che tutto già onestamente facessi per assicurarle il meglio possibile e che null'altro le fosse lecito chiedermi se non per la felicità promessa, nemmeno per un po' di serenità dovuta. Così, senza altri oneri aggiunti, da potermi illudere che se ne stava ignara, tranquilla a badare ai piccoli nostri. Ecco come sono certe donne, fanno rinuncia del sognato, del vagheggiato, prioritario quello dell'altro. Ma che c'è in uomo amante? Non c'è alcuno che non sogni di superare contrasti e avversità ed essere capace di assicurare il bene dell'amata, da qui, specialmente nell'oggi difficile, i conflitti tra desiderato e vissuto e le amarezze nella vita a due! Questo nell'amore umano. E poi, c'è un sentire più ancora? Non c'è tra gli umani chi non si sia soffermato, ammirato dello stellato delle notti serene! Ridono quegli splendori, occhieggiano, trasmettono, dice la mia donna, un messaggio d'amore. E lo dice a occhi velati, che le fanno arruffo di quelle luci. E io ricordo che ne chiedevo alla mamma, bambino, e alla ragazza dei primi sogni poi. Ma nessuna dirmi sapeva più che questa. Pensa ella a una fata delle lucciole del cielo. Ché me lo dica non so, ella crede al solo amore umano e come bambino mi vede cercare la bella del cielo, ché la fiaba sua mi racconti e vorrebbe riuscissi ad averne qualche sicuro sentore, tanto vuole, credo, il mio bene e la pace mia in questa mia ultima età. E so qualcosa, è per me essere, per quella che non riesco a vedere, come il mare, se lei pensare posso come il cielo. Ed è esperienza pur essa di qui quando per donna irraggiungibile si senta amore. Si incurva il cielo all'orizzonte, il mare sembra lambire, toccare, baciare, ma bisogna essere bambini per crederlo davvero. Lo sono stato, lo sono di nuovo? E ricordo le sere a prima estate di tante lucciole a far di luce lor richiami d'amore e quelle del cielo a far bordone coi brillii loro, nel silenzio o appena nel brusio di mille piccole vite. Perché prendere si lasciavano solo le prime? Eppoi le nuvole dei giorni d'autunno a correre e rincorrersi verso i nostri monti, bianche o soffuse appena, non nere come le minacciose, che nei giorni brutti venivano a pianger, più che sui coltivati, sui nostri crucci di ragazzi sempre innamorati e tutti, un po' almeno, della stessa bella del momento. Eppoi le prime parole d'amore balbettate e le risposte timide, frettolose, essenziali, Sì, tu pure lo sei per me, ciao! E la mia, piccola e ossuta, sempre mi lasciava con un po' d'umido su una guancia del suo nasino più che delle labbra sue. Era l'incerto suo arrivederci, ché la madre non voleva s'attardasse e io solo avevo ragione di mia timidezza al buio! Quanti ricordi, quante parole, quanti sospiri! E mi chiedo quale il significato, quale il messaggio, nel bilancio che ne faccio ora, dopo tanto mio vissuto? Ora credo di saperlo, il dio ci ama attraverso gli altri e i nemici sulla strada della vita sono lo scotto da pagare, ma affinché a lui sia gradita, sopratutto con questi, amandoli, vuole ricambiato l'amor suo! Ma questa risposta mia non è molto diversa nel significato, anzi forse è assai simile a quello che scrivono le stelle e che questa mia donna, desiderosa nel suo segreto che l'ami per l'eternità, legge. E mi dice che parole sono e non umane, ma assai simili alle nostre d'amore. E io le credo! Hanno in loro il comando del dio, scritto fin dalla fondazione del mondo. A che, mi chiedo, occorre rinunciare per un amore sì grande? Alla vita ria? Certo, ma quale prezzo pagare per raggiungere la fata sognata, se nemmeno serve star nel tormento dell'irraggiungibile e nella sofferenza del mai potuto capire, il cielo appunto con quello che v'è scritto con le stelle sue. Qualcuno l'ha chiarito, ha detto, autorevole, che occuparsi serve a confortar tristezza e bisogno negli altri, sempre presenti per ben più prosaici motivi, e lo ripete proprio a noi nella precarietà della vita d'oggi. E allora la bella fata verrà già ora in chi torna bambino, anche se solo nel sogno, più in là per chi non rinuncia a tormentarsi con congetture e a ripensar alle non conclusioni dei saggi, che tanto dicono e molto ne hanno scritto. Solo i piccoli le sono graditi, sono ingenui abbastanza, vedono lucciole le stelle e non rinunciano a tentar di prenderle, saltando!

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