lunedì 14 ottobre 2013

L'etica del perdono

Io proprio non credo che i martiri delle fosse ardeatine siano come angeli di vendetta nella città del dio. Sono, come tutti dovremo, perdonati e sono vicari del perdono del dio e dell'amor suo messaggeri. La nostra terrena ancora non è la civitas dei e l'etica del perdono sempre e della caritas dovuta a tutti, possono far scandalo nella prosaicità dell'esistenza qui. E si dice, Il dio è pur giusto! Vero! Ma anche misericordioso e la giustizia sua sta nel perdono e nell'amore. Egli, credo, non punisca, corregga, comprenda, scusi, perdoni, sempre! E ancora, C'è un inferno per i reprobi! Sì, ma è provvisorio, ben l'afferma Origène, fa minaccia, e forse è già vuoto! Si dice, Occorre negare la sepoltura in Roma e funerali in una sua chiesa al criminale impentito responsabile dell'eccidio, perché il popolo del dio non capirebbe tanta magnanimità nella città di quei martiri. Così proprio? E quand'anche, ecco un'opportunità per riaffermare la legge nuova del perdono e dell'amore. Su essa sta, fonda la novità della nostra fede di cristiani, altrimenti non più di una setta dell'ebraismo sarebbe la religione che vuol dirsi nuova. Invece ha vanto di superamento e compimento. Saremmo altrimenti fermi all'ama il tuo prossimo, correligionario, e odia il tuo nemico. Ma noi crediamo che una persona divina è venuta a dirci, Amate i vostri nemici e pregate per coloro che vi perseguitano! Amare, pregare ecco la novità della fede nostra. Ben dice Paolo, la carità è più della stessa fede e della speranza che suggerisce, perché l'amore mai avrà termine. Ma occorre anticiparlo qui, ed è istanza ben difficile!

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