Talvolta il foglio che si ha
davanti resta bianco, invano attendendo i tratti delle parole che pur
pullulano dentro, che perciò restano non scritte, inespresse.
Perché? Troppo pudore che altri conosca quel che s'agita nella mente
o v'è dell'altro? Tanto sempre ho ripensato a fatti passati, che
celati mi son rimasti nell'anima, ma l'ho fatto con parole e con la
logica loro, che a chiarirmeli non son servite. Così l'accaduto è
rimasto non vagliato, non capito. C'è perfino incomunicabilità con
me stesso! Talaltra un moto dell'anima non si lascia proprio
esprimere a parole, eppure mi è chiaro, e allora più delle parole
introvabili lo esprimono i miei gesti, così l'amore! È proprio
vero, le parole dette o scritte, pur tanto importanti, non sono
tutto, occorre supplirvi!
C'è di simile sicuro nella
preghiera, in cui nulla si scrive, ma il dialogo col proprio sé
occorre comunicare a orecchie pensate disposte all'ascolto. Pia
illusione, ingenuità? Forse! Ma nemmeno la certezza della fede v'è
estranea. Ecco allora tutte le difficoltà del dire a se stessi e del
doverlo comunicare per la comprensione dell'altro, pur pensato
persona molto benevola e sensibile per quanto detto e soprattutto
taciuto, perché il riuscito ad esprimere sempre completa col suo.
Così certo sono che il mio mediocre recitativo, ché sempre le
stesse cose dico e chiedo, renda gradevole, bello! Io mi raccomando
sincerità e semplicità, ma pur restano propositi perché muto è
l'interlocutore, proprio come quello che legga una mia pagina
scritta. E allora talvolta, dimenticata ogni prudenza, mi faccio
domande che scavano nel profondo intangibile dell'anima mia e grido
per una risposta da quella del cielo, pensata ad ascoltare. Perché è
stato, perché, mio malgrado, ho contribuito al male? Ma tace! Altre
allora misteriosamente varcano il tempo presente per immergersi in un
indefinito passato senza ricordi, fino a pretendere lambire i
primordi, quelli della storia umana, che la mia piccola, e forse
insignificante, permette. E come se questa mia vita tutta nuova e
pura qualcuno abbia potuto rendere, ci sono anche domande, richieste
che si proiettano, nell'attesa del bene, nel futuro, più di quello
della mia propria ragionevole aspettativa di vita. E mi chiedo,
Accadrà, toccherò, vedrò il bene? Ma arrivano a fino oltre il
tempo che probabilmente alcun uomo vedrà, nella folle inarrestabile
distruzione del creato! E allora è certo che non so dire nemmeno a
me stesso l'immaginato, inconcludenti le parole per parlarne o
scriverne. Io mi sono appena affacciato al mistero che chiamano dio,
incomunicabile!
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