lunedì 8 agosto 2016

Un incomunicabile mistero

Talvolta il foglio che si ha davanti resta bianco, invano attendendo i tratti delle parole che pur pullulano dentro, che perciò restano non scritte, inespresse. Perché? Troppo pudore che altri conosca quel che s'agita nella mente o v'è dell'altro? Tanto sempre ho ripensato a fatti passati, che celati mi son rimasti nell'anima, ma l'ho fatto con parole e con la logica loro, che a chiarirmeli non son servite. Così l'accaduto è rimasto non vagliato, non capito. C'è perfino incomunicabilità con me stesso! Talaltra un moto dell'anima non si lascia proprio esprimere a parole, eppure mi è chiaro, e allora più delle parole introvabili lo esprimono i miei gesti, così l'amore! È proprio vero, le parole dette o scritte, pur tanto importanti, non sono tutto, occorre supplirvi!
C'è di simile sicuro nella preghiera, in cui nulla si scrive, ma il dialogo col proprio sé occorre comunicare a orecchie pensate disposte all'ascolto. Pia illusione, ingenuità? Forse! Ma nemmeno la certezza della fede v'è estranea. Ecco allora tutte le difficoltà del dire a se stessi e del doverlo comunicare per la comprensione dell'altro, pur pensato persona molto benevola e sensibile per quanto detto e soprattutto taciuto, perché il riuscito ad esprimere sempre completa col suo. Così certo sono che il mio mediocre recitativo, ché sempre le stesse cose dico e chiedo, renda gradevole, bello! Io mi raccomando sincerità e semplicità, ma pur restano propositi perché muto è l'interlocutore, proprio come quello che legga una mia pagina scritta. E allora talvolta, dimenticata ogni prudenza, mi faccio domande che scavano nel profondo intangibile dell'anima mia e grido per una risposta da quella del cielo, pensata ad ascoltare. Perché è stato, perché, mio malgrado, ho contribuito al male? Ma tace! Altre allora misteriosamente varcano il tempo presente per immergersi in un indefinito passato senza ricordi, fino a pretendere lambire i primordi, quelli della storia umana, che la mia piccola, e forse insignificante, permette. E come se questa mia vita tutta nuova e pura qualcuno abbia potuto rendere, ci sono anche domande, richieste che si proiettano, nell'attesa del bene, nel futuro, più di quello della mia propria ragionevole aspettativa di vita. E mi chiedo, Accadrà, toccherò, vedrò il bene? Ma arrivano a fino oltre il tempo che probabilmente alcun uomo vedrà, nella folle inarrestabile distruzione del creato! E allora è certo che non so dire nemmeno a me stesso l'immaginato, inconcludenti le parole per parlarne o scriverne. Io mi sono appena affacciato al mistero che chiamano dio, incomunicabile!

Nessun commento:

Posta un commento