Quel che mi sento dentro fa sì
che talvolta sia necessità improrogabile dover riesaminare il mio
passato, anche non recente, anche assai lontano, per trarne
conclusioni, spesso non benevole e tutt'altro che assolutorie per il
mio comportamento, che non resiste alla critica del sentire maturo di
adesso e del giudicare severo che ne viene, e costituisce quel che
chiamano morsus conscientiae. Ma
è ben strana esigenza questa
mia,
che mentre
nulla nega a fatti di per sé riprovevoli, nell'evidenza del ricordo
che ne ho,
spesso assai vivido,
minimizza più ancora accadimenti pensati
moralmente pur
scusabili,
quasi io
tema
esteso a quelli lo stesso rigore per scoprirne celate contraddizioni.
Ecco, per capirne di più,
mi fingo
allora davanti al giudice
divino, cosa che la mia fede
dice accadrà. Io
certo gli dico quel che fa
evidente peso sull'anima
mia,
dell'altro da cui mi
sono
assolto,
spero in segreto comprensione
e indulgenza, ché non mi
sfugge che non
può essere che colui
che legge ogni cuore ignori il
profondo del
mio, e saperlo
capace di svelar il mio
celato, forse dimenticato
nella crudezza sua, mi
fa temere la sua severità,
perché mi scema
la sicurezza della irrilevanza di
quei fatti
lontani. E
sarà
proprio
così al momento della
verità, un fatto che peso
non fa, è un accaduto che altri ha coinvolto, che può averne
risentito, molto o poco, ma che, se mi
fosse noto nelle conseguenze
sue, modificherebbe le
ragioni del mio
minimizzare, volgendole fino
all'amaro
disprezzo di sconsiderato comportamento. Perché anche ciò che non
ho
voluto e non abbia in me
lasciato impronta può stare
come
amaro ricordo nell'altro. Questo
di sicuro può essermi accaduto nel
mio difficile rapporto
con le donne, esseri molto
sensibili, che sicuro odiano
sì volgarità e vigliaccheria, ma non incoraggiano un fare e dire
diversi, rimanendo in attesa
che lo spontaneo si manifesti al
fine di poter dire con sicurezza e
senza rimpianto all'uomo
delle proprie attenzioni, Mi piace stare con te!
È
giusto
così, ma io, ragazzo,
da giudici tanto severi,
posso aver desiderato
chiara risposta, non senza
tradire il mio faticoso uscire dalla mia infima schiera di compagni
d'allora, un tempo non
pasticciato ancora dalla droga, ma ugualmente
con
molti problemi! Sì, talvolta
ho atteso invano che il loro
interesse mi diventasse palese, forse
da me reso deludente
il loro atteso, nonostante la mia prudenza e volontà di piacere.
Molte poi ben
celano quel che hanno in serbo in cuore pur voglioso d'accoglienza e
io posso aver prematuramente desistito, temendone
ripulsa, dalle
premesse pur necessarie in un
rapporto d'amore,
ma provocando
così delusione
e rammarico. Altre, pur palesi le aspettative loro,
posso ugualmente aver deluso, mancato
in fine il
loro consenso, imprudente e frettoloso fattomi a dispregio della
delicatezza attesa, giusta
pretesa, non rispettati
i dovuti tempi di lor
innamoramento!
Insomma
all'epoca dei miei giovanili
sospiri e
ardori non facile m'è stato
avvicinarmi a quel mondo da cui imperiosamente mi sentivo attratto!
Così pur non volendolo posso aver fatto del male, forse da
alcune mai scordato, se non
dal solo mio
minimizzare quei fatti
lontani! E so che pur questo
appesantirà il mio stipato fardello! Severo
quello che spero incontrare, di lui pur anticipato come
in sogno il perdono!
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