giovedì 11 agosto 2016

I pesi dell'anima

Quel che mi sento dentro fa sì che talvolta sia necessità improrogabile dover riesaminare il mio passato, anche non recente, anche assai lontano, per trarne conclusioni, spesso non benevole e tutt'altro che assolutorie per il mio comportamento, che non resiste alla critica del sentire maturo di adesso e del giudicare severo che ne viene, e costituisce quel che chiamano  morsus conscientiae. Ma è ben strana esigenza questa mia, che mentre nulla nega a fatti di per sé riprovevoli, nell'evidenza del ricordo che ne ho, spesso assai vivido, minimizza più ancora accadimenti pensati moralmente pur scusabili, quasi io tema esteso a quelli lo stesso rigore per scoprirne celate contraddizioni. Ecco, per capirne di più, mi fingo allora davanti al giudice divino, cosa che la mia fede dice accadrà. Io certo gli dico quel che fa evidente peso sull'anima mia, dell'altro da cui mi sono assolto, spero in segreto comprensione e indulgenza, ché non mi sfugge che non può essere che colui che legge ogni cuore ignori il profondo del mio, e saperlo capace di svelar il mio celato, forse dimenticato nella crudezza sua, mi fa temere la sua severità, perché mi scema la sicurezza della irrilevanza di quei fatti lontani. E sarà proprio così al momento della verità, un fatto che peso non fa, è un accaduto che altri ha coinvolto, che può averne risentito, molto o poco, ma che, se mi fosse noto nelle conseguenze sue, modificherebbe le ragioni del mio minimizzare, volgendole fino all'amaro disprezzo di sconsiderato comportamento. Perché anche ciò che non ho voluto e non abbia in me lasciato impronta può stare come amaro ricordo nell'altro. Questo di sicuro può essermi accaduto nel mio difficile rapporto con le donne, esseri molto sensibili, che sicuro odiano sì volgarità e vigliaccheria, ma non incoraggiano un fare e dire diversi, rimanendo in attesa che lo spontaneo si manifesti al fine di poter dire con sicurezza e senza rimpianto all'uomo delle proprie attenzioni, Mi piace stare con te! È giusto così, ma io, ragazzo, da giudici tanto severi, posso aver desiderato chiara risposta, non senza tradire il mio faticoso uscire dalla mia infima schiera di compagni d'allora, un tempo non pasticciato ancora dalla droga, ma ugualmente con molti problemi! Sì, talvolta ho atteso invano che il loro interesse mi diventasse palese, forse da me reso deludente il loro atteso, nonostante la mia prudenza e volontà di piacere. Molte poi ben celano quel che hanno in serbo in cuore pur voglioso d'accoglienza e io posso aver prematuramente desistito, temendone ripulsa, dalle premesse pur necessarie in un rapporto d'amore, ma provocando così delusione e rammarico. Altre, pur palesi le aspettative loro, posso ugualmente aver deluso, mancato in fine il loro consenso, imprudente e frettoloso fattomi a dispregio della delicatezza attesa, giusta pretesa, non rispettati i dovuti tempi di lor innamoramento!
Insomma all'epoca dei miei giovanili sospiri e ardori non facile m'è stato avvicinarmi a quel mondo da cui imperiosamente mi sentivo attratto! Così pur non volendolo posso aver fatto del male, forse da alcune mai scordato, se non dal solo mio minimizzare quei fatti lontani! E so che pur questo appesantirà il mio stipato fardello! Severo quello che spero incontrare, di lui pur anticipato come in sogno il perdono!

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