lunedì 15 agosto 2016

Amare lei è credere!


Io non so perché chi ho appena accanto si dica credente e se, interrogato, con la delicatezza e discrezione che la domanda richiede, sappia spiegare ad altri ciò che il cuore racchiude. Perché son solo parole o c'è l'inesprimibile? È anche la mia difficoltà ad analoga domanda perché io a mala pena so il mio e forse non del tutto e non sono sicuro di poterne dire tutto, troppe le cose trattenute e da molto, forse ben celate e senza espressive parole, perciò un racchiuso non del tutto chiaro nemmeno a me stesso! Ma, se mi fosse dato dirne con semplicità, preferirei esprimermi per analogia, con un “Tutto m'accade come se…”, per far metafora di quel ch'esso racchiude, una d'amore. Infatti in tutto il mio sentire per il dio sconosciuto, molto v'è di simile al provato per questa mia donna. Ecco, le sono daccapo lontano e ne richiamo il volto, ma non proprio quello di adesso, ma il suo di tanti anni fa, anche se ben poco mutato, che orecchio porgeva incantato alle mie storie d'amore. E poiché quasi null'altro so vero d'amore, se non il vissuto con lei, quello che dico d'avere e mi sforzo di far palese per lo sconosciuto del mio desiderio, chiamato il dio, deve essere pur'esso per un volto, perciò lui non può che avere il volto suo, ingenuo, attento alle parole mie, forse già dette ad altre, le dimenticate, ma di suono nuovo, e perciò come davvero mai pronunciate, ora che la mente le ripete, mentre allora dal cuore uscivano, prorompenti. Sono parole di passione, ma di sogno anche, per chi può sognare ancora nella stranezza del vivere d'oggi, così confuso e frettoloso, inquieto, e come certo possibile era nell'allora lontano, ma solo in apparenza più sereno! Ma non per questo parole di invito alla fuga dalla realtà e di rinuncia all'oggi, ma parole che sicurezza vogliono e volevano dare all'interlocutrice, che ora, tale ne ho amore, da non pensarla molto diversa dall'assunta tra le stelle! Un invito quindi a restare, soffermarsi per il tu che era ed è solo perché io lo penso ora donna, come concreta donna è la mia, e mi scopro, meraviglia!, capace di farlo anche ora, nonostante questo vissuto, nell'oggi così deludente e apprensivo nella provvisorietà che propone! Sono io che trattengo questo tu e non lo lascio sfuggire nel niente dell'appena oltre, dell'appena dopo! Sì, un tu, volto caro di donna, che riascolti nuove le mie parole, che tutte significano, T'amo, e se anche non le ripeterò ritrovandola nella mia, le avvertirà di sicuro, ché la cura che avrò di lei e con cui la rassicurerò del mio sentire, sarà ricordare quello stesso dire per la mia donna or ora affidato a questo vento! Così per il mio dio sconosciuto, che sospiro oggi donna nel mio cielo, cui do il tuo volto, piccola donna in questo cuore, io dico, e un confuso di parole e sospiri certo gli giungono, almeno come fanno con te. Sì, mi ripeto nella certezza del cuore, tutto sta accadendo come vada a raggiunger quella del cielo il pensato per la mia donna, l'affidato per lei al vento, ma più ancora come se un qualcosa, una strana forza, che definire non so, io percepisca entrarmi dentro, pervadermi tutto e prendere del mio per portarlo a lei lontana, per le segrete vie dell'amore e perciò anche a quella che vedo solo col suo volto! E io sento l'afflato della risposta sua, del suo sì a me proprio, sebbene di tutto mi senta privo e sprovveduto e donarle non possa che un sorriso al nostro incontro, che presto sarà per mezzo della mia donna terrena, suo volto, ma preludio di quello tra le stelle, forse non lontano. Perché ritrovare la piccola donna di questo mondo è certo incontrare quella del cielo! Ma quale sorriso donare? Io mi farò specchio di quello con cui stasera m'accoglierà questa, che già vive apprensione e pena per il mio attardarmi! Sì, così proprio sento m'accade col dio, che mi figuro sia quella delle stelle. Allora che gli porterò se non la gioia che lui sia stato per me, in un modo arcano, sì misterioso da non essere del tutto capace di dirne e doverne lasciare molto nel segreto del cuore? E come lo ricambierò, come manifesterò la mia gioia? Sebbene muto, per quanto nascosto dal mio stesso vivergli lontano, sarà con l'amore, che gli esprimerò col sorriso di questa mia donna imprigionato in me oltre che riflesso da me, quella che donna me lo ha raffigurato, e che non posso non ricambiarle ogni volta per chiederle perdono del poco che so dirle e del molto che da sempre vorrei poterle donare! Ecco, se tutto di me preghiera si facesse , pur sarebbe appena per quella di qui e quella che lei raffigura e ci aspetta nel mondo suo, fata di una bella favola per noi, piccoli suoi!
Tutto questo mio dire che fondamento ha?
Cum deus sit in omnibus rebus in tribus modis, in virgine fuit quarto particulari modo, scilicet per identitatem, quia idem est quod ipsa” ( San Pier Damiani).

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