venerdì 8 luglio 2016

Il contrastato ritorno al dio

Riprendo qui, meglio analizzandolo, un argomento accennato nel mio sito di “facebook”, con considerazioni tentate tacitiane.
Quello che più sorprende di questo mondo, tanto vario e complesso, se non semplicistica è l'analisi, è la capacità di capirlo. Tutto è scritto e noi vi sappiamo leggere! La chiave per le leggi sue è un'invenzione umana, o una sua scoperta dal momento che è nelle cose e nel loro divenire, la matematica! Tutto si svolge determinato in un'apparente varietà di possibilità innumerevoli, ma queste non escono dalle leggi sue, quelle cui la mente stessa obbedisce. Ma anche se questa non ne coglie subito lo scopo, constata che tutto muta e rapidamente, come stia correndo, e a un suo fine! Questo deve necessariamente essere un esistente che non diviene, ché così sarebbe immanente nel mondo, allora ne è anche il principio! Noi, uomini di fede, lo chiamiamo il dio! Ma se gli uomini si vedono partecipi di una vicenda che ha un suo svolgimento, un divenire appunto, questo deve presupporre scelte, cioè libertà da una parte almeno dei protagonisti, gli uomini, anche di quelli che mezzi non hanno per avvertirlo, ché ne facciano la storia. Ma basta un pur provvisorio stare e agire, la morte non interrompe per i viventi tutti la partecipazione al processo, che potremmo chiamare di ritorno all'origine, al dio? Sicuro è così per il supporto della vita, il corpo, che permette lo stare ed evolversi di ogni vivente a questo mondo, ma il suo immancabile cessare obbliga a constatare la stranezza del continuo rinnovarsi di spettatori attivi o anche passivi, del destino del tutto, che resta immutato! E allora c'è chi, avendone fede, pensa che vi sia una sorta di memoria permessa dal dio, che permetta a un che della mente di conservare anche postuma la propria storia e, volendolo, di non uscire dal processo, e questa parte dei fatti ricordati, chiama “anima”. Ma qualcosa, una “anima mundi”, deve pur esserci per i viventi, e le cose tutte anche, se da francescani, come a me piace sentirmi, li pensiamo. Francesco li trattava con amore e io sento, grazie a lui, il rispetto dovuto a chi o a che, essendo quel che è, vivente o cosa, mi permette di essere quel che sono, nel mondo a cui tutti contribuiamo. E il male? Nasce, credo, così. Il dio ha dato a noi la libertà, stare o per lui o per se stessi. Cioè c'è una priorità nella libertà, la possibilità del rifiuto di dovere avere un fine oltre il sé, ed è il negarsi dell'uomo al dio. Perché? Egli, il dio, suppongo, abbia previsto la tentazione dell'uomo. Infatti penso che, anche se appena distaccati dall'origine nostra, ci accorgeremmo che uno può esistere di per sé, cioè come persona indipendente, e scegliere di diventarlo, è rifiutare ciò che permetterebbe il riavvicinamento, annullando il distacco, e questo rifiuto è sì libertà, ma anche male, è no al dio! Ed esso, permesso, dovuto permettere, concessa la libertà di rifiuto all'uomo, è cresciuto, è diventato tutto ciò che si oppone, rallenta il processo di ritorno! E se si è pavidi, allora si tenta di vivere la provvisorietà, illudendosi concessa alla propria rinuncia, accettandola come tregua, sperata lunga, dal momento che non si ignora il processo, pur sempre percepito inarrestabile. C'è il male, è nel presente, è nel domani, che se fruttuoso, la speranza prolungherà, caparbia, quasi novella fede, nella vaghezza di un futuro benigno. Ma ci sarà sempre un che contro il proprio atteso, come ben sa chi fidente non è! Allora noi, che ne abbiamo capacità, scegliere possiamo, altro aspetto, ma subordinato alla scelta del no, privilegio di libertà all'uomo dal dio, anche di non aderire alle ritenute mendaci promesse di tregua della vita nell'irrequieto mare del male, quindi correre o favorire la corsa, non adagiandoci sul poco o molto che pare garantito, ignorando gli sciorinati tanti esempi di presunta felicità duratura. Infatti c'è pure la libertà del voler persistere, favorendo comunque e partecipare a quello che può essere diventato solo stentato cammino, e proseguire nonostante gli impedimenti della presenza soffocante del male! Perché noi, che scegliamo di agire così, sospettiamo, e credo a ragione, che se rinunciatari, solo ci illuderemmo di essere tenuti lontani, quasi esentati da quel male cui avremmo contribuito con la nostra inerzia. Esso può, improvviso, interrompere, e distruggere il realizzato dalla pusillanimità di chi si ferma, pago del poco suo, ritenuto bastevole, ma anche la sicurezza, proditoria dell'anima sua, di chi fonda il suo non poco, accaparrato, prevaricando, con quello che diviene manco, privazione per l'altro, lontano che sia, o appena accanto, perché, sempre avido, preso da inguaribile cupidigia, è vera creatura del male! Giustizia dal male? No! Ma viene svelato l'inganno di questo vivere del male, cibarsene, che però non si consuma, anzi più si impingua, aggravandosi a danno di tutti. Sicché tutti pagano il no al dio, anche gli impegnati per lui! E al male, per la libertà loro del potersene stare per sé, i suoi sacrificano tutto di altri uomini e la vita di altri viventi. E quelli che, loro malgrado, tutti costringiamo a sostenerci, danno la loro vita per la miseria di molti e l'opulenza di pochi, quelli della prevaricazione, e certo si tratta di immolati al male, tra i viventi i più disgraziati! Ma quando finirà tutto questo? Sì, quest'incubo per chi dalla parte del dio tenta di stare e la sua libertà decide di spendere tutta per restar attaccato al cristo suo, quale sia l'iroso vento, che tenti di strapparglielo? E quando finirà il vento di follia di quelli che perfino nel nome del dio, torturano, mutilano e uccidono, le nostre donne anche! Quanto allora questi del male fanno a noi lontana la meta? Non più, spero, di quanto l'avvicini il sogno, che mai ci lascia, di vederla, che ci accompagna la vita tutta, travagliata sempre per mediocre che sia, perché tutti paghiamo un prezzo per la libertà nostra e dell'altro! Forse più ancora se è nostra la scelta per il dio, e lottiamo contro il male e la seduzione sua! Sì, la mia sofferenza forse vero assicura la tua temporanea esenzione, chiunque tu sia, anche se da te rifiutata, tu avendo coscienza del costo suo, tu standomi accanto, e da me chiamato fratello, ché emulo sei della donna mia, che però, amorevole, si ostina a tentare di distrarre il male da me, interponendosi!

Nessun commento:

Posta un commento