giovedì 9 giugno 2016

Dalla verità la libertà

Si bene feci, quid me caedis? È domanda del cristo,consegnato ai romani dai suoi, ma che quelli che hanno speranza nel dio faranno nella vita anche più volte, ma senza mai risposta diretta. La darà mai qualcuno di qui, o qualcosa, un favorevole evento, un piccolo bene conseguito, che spezzi la monotonia del subito? Io, che difficoltà ho avuto fin da bambino, attendo da sempre che la vita risponda, con una qualche sua positività almeno. E come? Forse con agognate pause di pace, fino alla definitiva, raggiunte che io abbia le stelle! Mi darebbero forse solo l'illusione della libertà, fuori dalla amarezza del consueto o dall'uggia del troppo frequente. Ma, mi chiedo, dalla libertà può mai venire la verità? Cioè è condizione che possa suggerirla? E se sì, quale? La intellegibile ragione del dover star qui a subire da chi o da ciò che legato è alle ragioni che fanno questo mondo perverso? E saperlo rende forse meno legati, più indipendenti da un destino che pare ineluttabile, cioè aumenta la presunta libertà? Ma qui è venuto chi ha rovesciato il sillogismo!Da, Non c'è che una verità, nessun uomo è libero, allora io non posso esserlo, necessariamente nel destino di ogni altro! A, Non c'è che una possibile libertà, quella che viene dalla verità che, conosciuta, fa tutti liberi, allora fa me libero, uomo autentico! Ma quale è? Non è forse vero che qui è venuto un novello Socrate, che la veridicità delle affermazioni sue ha suggellato con la morte, a dirci che solo nella sua verità sul dio, altrimenti sconosciuto, c'è la libertà per l'uomo, quella vera, definitiva, quella anche dal male? E non gridò, contro ogni evidenza, morendo, che il suo amore ci destina alla felicità?

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