lunedì 15 dicembre 2014

Il vento




Perché non ricordo le prime parole che t’ho detto? Eppure a me sembra di vivere già con te l’eterno presente promesso, quello in cui tutto verrà riproposto in forma nuova per riviverlo prezioso, là nel luogo del solo amore, che forse è tra le stelle. Ascolta! mormora alle frasche del canneto il vento, dice parole confuse. Ha ascoltato, ha raccolto e lontano ha portato, fin qui ché le udissimo, forse cose dolci di innamorati, sospiri anche o pianto. E vero par ora pigolare un debole lamento. Amara sente forse la solitudine sua, tocca, sfiora e niente l’accoglie, lo trattiene e passa oltre. Dove va? Porta con sé qualcosa, foglie in questa stagione, le ruba agli alberi, che dormono forse sognando canto di innamorati uccelli e profumo di fiori novelli, ché pur sarà ancora primavera! Sì, solitario è il vento come l’anima mia, e come di quello alcuno ne sa legger parole, e forse solo intuirle, così quelle del mio cuore, che nemmeno tu sai complete, ignorate restano. Perché le taccio, quando dirtele vorrò? Tutto corre via proprio come vento fa, e passa, non per noi certo il tempo dell’amore, ma forse solo m’illudo e quelle di oggi scorderò certo come le prime pronunciate. E tu eri ragazza e io tanto innamorato, eppure nascondevo l’amore come temessi perderlo e non sapessi che lo si conserva, bene prezioso, solo se s’accresce condividendolo. E l’amore è fatto anche di tante parole e io sempre ne sono stato avaro! Oh quanto stupido ero, oh quanto stupido sono!

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