mercoledì 1 febbraio 2017

Due inferni


Qui c’è un inferno, vi viviamo tutti, anche chi ha vita più fortunata all'apparenza! Ma anche il metafisico fa sicura minaccia al credente. Perché? Quello di qui è già tanto perverso che ne patiscono gli innocenti anche, l’altro parrebbe destinato a chi, succubo della propria codardia, faccia ben poco per lottare la caparbietà del male. Ecco, un male fisico ha preso chi è accanto a me e io non gli do aiuto, ignoro ogni sua richiesta tacita o palesata, anzi mi allontano! Ma c’è allora già  “in nuce” un male più grave, sta per germinare in me, che sono fuggito, sperandomi esentato dall'altro! È il male morale, quello che avvilisce l’anima! È questi uomini, tiepidi credenti, come io posso essere, che il metafisico minaccia! Ma per fortuna esso è chiuso e nessuno di noi ne ha la chiave. Se non il dio, che però sempre perdona, amando tutti, i nemici soprattutto, allora sicuro me, egoista e stupido, sempre tentato di esserlo più ancora! Questa affermazione sull'amore del dio è del suo cristo e riduce a congettura ogni altra sul suo mistero! Allora il successivo inferno è forse mito? No, ha la sua serietà, la sua motivazione, finché qui saremo! Qui dove il bene ha le sue ragioni, ma sono tanto neglette, incomprese! Ed è per questo che forse mi definisco stupido, ostinato a non capirle a fondo! Ma so che dell’altro inferno c’è presenza nella storia del cammino dell’uomo religioso verso il dio e ne parla il cristo stesso! E so anche che se è vero che il peccato misuri quanto, nel procedere verso la meta, ce ne allontaniamo, la nostra colpa può uscire fuori misura! Sì, farsi così estrema da gravare minacciosa sulla coscienza residua e capace di indurci al dubbio, che ben presto si muta in paura e, con la perdita della speranza, perfino della bontà del dio, Allah il misericordioso, come ben lo pensano i fratelli d’altra fede! Ecco allora l’altro inferno ha proprio in questo mondo la sua immagine, ed è nitida, quella che ci disegna la disperazione! Allora, che occorre, mi chiedo, per allontanarlo dal proprio destino? È una minaccia, credo, con una positività! Penso, e lo dico a me stesso e in umiltà a chi mi legge, occorra, per emendarsi dal male più nero, sentirsene addosso il fiato fetido, fino a potersene credere destinati, sì, al suo regno o già caduti in esso, l’altro inferno appunto! Larve qui siamo, mangiatrici forse di solo sterco, i ricchi pure o specialmente, cercando di destinarci farfalle! Occorrerà, lo dico anzitutto a me stesso, dal buio di questa melma, aprirsi al bene, avvertirlo sopravveniente, nonostante la nostra condizione ben misera! Sì, sentire il respiro dell’aria pura carezzarci e sorreggerci finalmente liberi, alati, e le ali nella luce del sole, e inebriarti dai mille colori della natura e dalla fragranza dei fiori su cui posarci o pensarci in tal foggia, star dietro a "farfalletta", che appena dischiuda le ali sue, ci significhi dolce invito! Sì, credo proprio occorra già qui sognare il paradiso! Per questo il dio a qualcuno, al sacerdote, ha dato ben altre chiavi! Sì, a chi ce ne può anticipare, se vero contriti, il perdono, che ci aprirà al sogno, sì, ci anticiperà perfino quello del solo bene. Ma occorre sia qui vero anticipata preventiva capacità di poter essere davvero pentiti, vero dono divino, che trasforma la sofferenza di sapersi mediocri, stupidi e peccatori, nell'anelito alla gioia, che subentrerà al perdono richiesto e concesso, dono divino anch'esso! Io prego per averli entrambi!
Non si può essere qui vero felici, sebbene solo sognando, se non perdonati. È il perdono, che ci anticipa il saperci accetti da chi vuole che il male non sopravviva insieme al bene, l’unico che distruggerà la potenzialità minacciosa dell’altro inferno!
 Ma nella gioia potrà accadere, anche in questa da perdono, che, se io avrò guadagnata, mi sarà stata donata nella sofferenza del pentimento, di trovarmi esposto all'invidia. Ma, ne sono certo e mi fa tristezza, in questa speciale felicità, che mi traboccherà dal cuore, ci sarà in più una gratuita malevola interpretazione dagli invidiosi! Di che? Del mio ingenuo volerla donare, sì, partecipare, diffondere! E con la malignità loro, ecco per me nuovi scuotimenti del male fino all'annientamento, il mio “ad-deum” da questo mondo, possibile per la mia umana fragilità, che potrebbe essere ancora remoto, ma che così mi si farà prossimo! Ecco così divenire mio il destino del cristo! Ecco allora darmi una risposta alla domanda, Perché il dio si è incarnato nel suo cristo? Per essere in ciascuno di noi? Di più! Per essere ciascuno di noi!
Allora che dico? Amen, insc’Allah!
Prego i miei lettori di collegarsi al sito:

c’è il testamento spirituale di padre Christian, il film Uomini di Dio, che parla della sua ultima vicenda terrena, sta su Rai-Replay, canale 23, Rai 5. 

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