venerdì 17 febbraio 2017

Cadere tra le braccia di Maria


Fa, o dovrebbe fare, arricchimento del proprio sé, della propria anima, spronata ad avere atteggiamento simile, a rispondere nello stesso modo disinteressato e sollecito, per chiunque in una persona speciale si imbatta e la sappia riconoscere, quella che sempre si pone a beneficio e salute dell’altro e talvolta al soccorso delle sue necessità riconosciute urgenti, ma forse a lungo trascurate. Un altro che per quella persona sia anche solo occasionale compagno, anche se poco o per nulla noto, se non per la necessità d’aiuto più o meno palesata o anche per scorno invano celata e perciò pur lasciata trapelare. Come lo soccorrerà? Col dare non solo il suo, talvolta solo appena bastevole a sé e a chi da essa dipenda, accanto vivendogli, ma anche con tutto ciò che le consentono, sentendo così pungente la necessità di dover fare da ricorrervi, le potenzialità proprie del suo cuore, di solito sopite. Quelle appunto che, destate dal dover agire subito e bene, più vengono sollecitate a dar il meglio quanto più carente appare il vissuto dell’altro, se davvero, a imitazione del cristo, essa sente di esserne compassionevole. Perché noi, che siamo credenti in un destino di bene per tutti, pensiamo che nella volontà di un tale comportamento si rinnovi quella del cristo, che è a un tempo quella di chi sostiene l’altro nel suo bisogno, ma, mistero, anche quella annientata del succubo, che aspetti da tempo interessamento, soccorso alle necessità in cui è serrato, uno che a lungo abbia sperimentato delusione per l’indifferenza dei più. Questo sdoppiarsi del cristo in chi di tutti ha bisogno ed elemosina considerazione, attenzione, amore, e allo stesso tempo in chi si fa sensibile e risponde, anche col suo poco, a richieste accorate palesate o taciute, è mistero d’amore divino! Essere a un tempo chi sollecita risposta e chi la dà, perché se io sono nel bisogno sono lui che chiede attenzione, se invece non ho incombenze e bado a quelli che ho compagni, troverò chi mi sollecita, e se elargisco del mio, è lui in realtà che così fa del suo. Insomma nulla del bene che ho, l’ho per me solo e la piccola cerchia di chi mi vive accanto, ma è suo dono perché ne faccia dono in sua vece, occasione presentandosi. Io non mi appartengo nel bene, agisco per lui, sono lui che si sofferma, considera, valuta ciò che all'altro necessita e lo porge, della mano mia servendosi. Io ho solo l’illusione di agire da me, volendolo, ma non sono che mezzo, strumento della sua pietà, che vivo mia! E quando io sono in necessità è lui che lo è, che invita un me debole e vulnerabile alla fiducia. Eccomi malato e pregare. Come mi verrà aiuto dal cielo, che s’è all'apparenza serrato e alcuna luce mi lascia intravedere? Ben una persona buona risponderà! E se non accadesse, molti avrebbero sprecato occasione di dar sollievo, conoscendo la mia pena, a un povero cristo morente, ma io, cadendo, troverei le braccia di Maria ad accogliermi! E’ questa la fede nel cristo e nella madre sua!

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