In risposta alle tenaci
argomentazioni di un amico che su “facebook” spesso si affanna a provare che il
dio non sia, non ho saputo far meglio, qualche tempo fa, che aprirmi con
sincerità e ho scritto:
… io mi sento sprovveduto
di fronte alle tue tante argomentazioni di negazione. Allora tento di
rispondere a te, ma lo posso solo col confessarmi a tutti. Mi chiedo, Che mi
resta, se ho quasi tutta la vita alle spalle? E facile mi rispondo, La
consapevolezza della speranza che tutto abbia un senso, sebbene non apparente,
nascosto (deus absconditus), che mi fa viver questo tutto, la vita passata,
presente e la sperata anche, sotto una luce nuova! E' molto, è poco? Per me è
tutto! E allora mi chiedo, Chi la smorzerà, cosa la farà tacere? Forse i ricordi
dolci o amari, che fanno ridda nella mente, o le spine rimaste nel cuore di
fatti sgradevoli passati subiti, o forse le parole non gentili, di scherno
addirittura, dovute udire oggi più di ieri, o l'ingratitudine per il bene pur
onestamente tentato, o la noia che l'età avanzata suggerisce, o i rimpianti per
un chi lontano, che la nebbia del tempo abbia inghiottito, o l'insufficienza,
col dover chiedere di continuo alla pazienza della donna, che, amorevole, m'è
rimasta accanto, o le limitazioni cui la malattia, che più non vuole lasciarmi,
mi condanna col suo dolore, che mi fa angoscia? E riflettere su questa
possibilità che tutto voglia spegnersi e rifarsi buio, mi dà la misura della
necessità che ho del cristo!
Ecco io, che ho riletto a
distanza di qualche tempo questo scritto, ho capito che far mio il fallimento
del cristo è il mio più gran tributo alla vita! So che questa non è che appena
uno sguardo sul mistero del mondo e che le mie sono pur sempre riflessioni da
inesperto e insipiente, nonostante essa sia stata lunga fin qui. Ecco il cristo
vagare qui in ogni epoca a ripetere ad orecchie, che presto sorde si fanno, che
somigliare al dio significa amare, i nemici soprattutto! Allora io chi, che
sono stato e sono? Proprio uno che ha sentito e non ha voluto capire che è
l’amore? No, avevo un tesoro, m’è sfuggito! Donato me lo aveva chi, lui proprio,
il cristo, attraverso le poche persone buone della mia vita, da molto
desiderava che a lui tornassi! Ecco io lo stringevo nella mente, nel cuore
della mente, e l’ho perduto! Perché? Sono e sono stato un povero cristo
incompreso, forse non in ogni mio gesto e parola, ma in quello di più prezioso,
che donare avrei voluto. Uomini, donne, pochi, troppi nella mia vita a darmi
appena del molto celato, forse ad altri migliori da offrire, o, chissà, il loro
molto, e non l’ho capito, perché, pur offerto, non ho saputo apprezzarlo, farlo
mio e geloso possesso, perché dono, gratuità, generosità! Quanti invece rivedo
illudermi e più ancora denigrarmi nella disillusione, quanti intimidirmi nei
miei gesti e parole dovute trattenere, pur buone, pur belle! E così ne rivedo i
volti severi o ilari e devo ripetermi, Ti hanno preceduto ormai nel perdono di
dio, non puoi che perdonare, scordare ogni accaduto a loro legato! Ma appieno
non mi riesce! Così questa ultima mia vita è un riesaminare, riesaminarmi,
ammettere le mie colpe, tentare di perdonare la malignità subita e perdonarmi di
non aver appieno apprezzato il poco bene, pur goduto. Lo faccio così come posso,
chiedendo comprensione a colei che vero può, nelle mie tante “Ave”! Basterà
l’aver dovuto sentirmi incompreso da questi uomini, che m’ostino a chiamare
fratelli, come già il cristo, per meritarne la visione? Oppure dovrò, dal male
che già sperimento, salire su una croce più truce, che riepiloghi ogni dolore
subito, anche dalla perfidia, che, perché rinnovata, cercherà ancora di
annientarmi nell'anima, ma lo potrà più
ancora solo nel corpo e nella dignità? Sì, col farmi rimanere nella condizione
dei malati che la perdono, senza ascolto, né aiuto, né comprensione, divenuti
oggetto di indifferenza, che dà sostanza, materia all'egoismo dei più! Sarò almeno
allora forte “in re” restando buono e amando nonostante come il cristo, quindi rimanendo
così come egli mi vuole e mi avrà voluto? Perciò agendo “suaviter in modo”
verso tutti, non solo chi ancora m’ama e m'amerà, ma i duri di cuore pure, a dispetto
dell’angoscia che mi ravviverà chi, ciononostante, mi disprezzerà?
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