sabato 4 febbraio 2017

Chi, che sono?


In risposta alle tenaci argomentazioni di un amico che su “facebook” spesso si affanna a provare che il dio non sia, non ho saputo far meglio, qualche tempo fa, che aprirmi con sincerità e ho scritto:
io mi sento sprovveduto di fronte alle tue tante argomentazioni di negazione. Allora tento di rispondere a te, ma lo posso solo col confessarmi a tutti. Mi chiedo, Che mi resta, se ho quasi tutta la vita alle spalle? E facile mi rispondo, La consapevolezza della speranza che tutto abbia un senso, sebbene non apparente, nascosto (deus absconditus), che mi fa viver questo tutto, la vita passata, presente e la sperata anche, sotto una luce nuova! E' molto, è poco? Per me è tutto! E allora mi chiedo, Chi la smorzerà, cosa la farà tacere? Forse i ricordi dolci o amari, che fanno ridda nella mente, o le spine rimaste nel cuore di fatti sgradevoli passati subiti, o forse le parole non gentili, di scherno addirittura, dovute udire oggi più di ieri, o l'ingratitudine per il bene pur onestamente tentato, o la noia che l'età avanzata suggerisce, o i rimpianti per un chi lontano, che la nebbia del tempo abbia inghiottito, o l'insufficienza, col dover chiedere di continuo alla pazienza della donna, che, amorevole, m'è rimasta accanto, o le limitazioni cui la malattia, che più non vuole lasciarmi, mi condanna col suo dolore, che mi fa angoscia? E riflettere su questa possibilità che tutto voglia spegnersi e rifarsi buio, mi dà la misura della necessità che ho del cristo!
Ecco io, che ho riletto a distanza di qualche tempo questo scritto, ho capito che far mio il fallimento del cristo è il mio più gran tributo alla vita! So che questa non è che appena uno sguardo sul mistero del mondo e che le mie sono pur sempre riflessioni da inesperto e insipiente, nonostante essa sia stata lunga fin qui. Ecco il cristo vagare qui in ogni epoca a ripetere ad orecchie, che presto sorde si fanno, che somigliare al dio significa amare, i nemici soprattutto! Allora io chi, che sono stato e sono? Proprio uno che ha sentito e non ha voluto capire che è l’amore? No, avevo un tesoro, m’è sfuggito! Donato me lo aveva chi, lui proprio, il cristo, attraverso le poche persone buone della mia vita, da molto desiderava che a lui tornassi! Ecco io lo stringevo nella mente, nel cuore della mente, e l’ho perduto! Perché? Sono e sono stato un povero cristo incompreso, forse non in ogni mio gesto e parola, ma in quello di più prezioso, che donare avrei voluto. Uomini, donne, pochi, troppi nella mia vita a darmi appena del molto celato, forse ad altri migliori da offrire, o, chissà, il loro molto, e non l’ho capito, perché, pur offerto, non ho saputo apprezzarlo, farlo mio e geloso possesso, perché dono, gratuità, generosità! Quanti invece rivedo illudermi e più ancora denigrarmi nella disillusione, quanti intimidirmi nei miei gesti e parole dovute trattenere, pur buone, pur belle! E così ne rivedo i volti severi o ilari e devo ripetermi, Ti hanno preceduto ormai nel perdono di dio, non puoi che perdonare, scordare ogni accaduto a loro legato! Ma appieno non mi riesce! Così questa ultima mia vita è un riesaminare, riesaminarmi, ammettere le mie colpe, tentare di perdonare la malignità subita e perdonarmi di non aver appieno apprezzato il poco bene, pur goduto. Lo faccio così come posso, chiedendo comprensione a colei che vero può, nelle mie tante “Ave”! Basterà l’aver dovuto sentirmi incompreso da questi uomini, che m’ostino a chiamare fratelli, come già il cristo, per meritarne la visione? Oppure dovrò, dal male che già sperimento, salire su una croce più truce, che riepiloghi ogni dolore subito, anche dalla perfidia, che, perché rinnovata, cercherà ancora di annientarmi nell'anima,  ma lo potrà più ancora solo nel corpo e nella dignità? Sì, col farmi rimanere nella condizione dei malati che la perdono, senza ascolto, né aiuto, né comprensione, divenuti oggetto di indifferenza, che dà sostanza, materia all'egoismo dei più! Sarò almeno allora forte “in re” restando buono e amando nonostante come il cristo, quindi rimanendo così come egli mi vuole e mi avrà voluto? Perciò agendo “suaviter in modo” verso tutti, non solo chi ancora m’ama e m'amerà, ma i duri di cuore pure, a dispetto dell’angoscia che mi ravviverà chi, ciononostante, mi disprezzerà?


Nessun commento:

Posta un commento