lunedì 2 maggio 2016

L'amore del nostro cristo


Che accadde quando il cristo strappato fu dalla privilegiata vicinanza, dal rapporto di fiducia reciproca col dio e padre suo e di tutti, dalla cattiveria proditoria dei suoi e dalla complice vigliaccheria romana? L'abbandonato sulla croce, pochi gli astanti a piangere quel supplizio con la madre sua inconsolabile, cercò ripetutamente con lo sguardo, che spegnersi voleva, lui morente, nel cielo che s'incupiva, un segno del padre suo, che però non venne! Ma che, alla terribile domanda del perché del suo abbandono, che noi tutti suoi eredi gli ripeteremo morenti in tutta la pregnante angoscia del momento, solo rifugio trovò per il suo pianto nel lago di quel cuore, che con ultimi disordinati battiti rispondeva ancora amore a tanto deluso dolore! Ecco, di simile accade nelle vite più sante, quando il cristo, pur avvertito da sempre accanto, si vede allontanarsi e rimpicciolirsi nella figura sua, effetto sì apparente, ma reciproco con chi si distacca dall'amato suo ponendogli una distanza sempre più grande dal proprio sé. E piange chi deve rimanere e arriverà disperato a chiedersi del perché dell'abbandono al dolore e alla solitudine, avvertita anche quando possibile e sincero il conforto umano! Ma se l'abbandono, così dovuto rivivere dal cristo, in cui egli diventa chi si allontana, abbandona, mentre nell'antico veniva abbandonato, fu necessario allora perché il dio potesse far sua quella morte e condividerne quella provvisorietà, che la resurrezione avrebbe interrotto, che significato ha l'attuale, quando altrettanto radicale comportamento prelude a una morte desolata e anche solitaria del lasciato al suo destino? E mentre per il cristo non ci fu che l'abbraccio postumo della madre sua senza poterne avvertire il calore, forse a noi tutti sarà dato di ritenere possibile, perduto il figlio, di poter essere consolati, stretti dalle braccia della madre sua, quindi soli solo nell'apparenza? Tenterò una risposta! Ma intanto mi chiedo, Lui, che in ciascuno vicaria il padre suo anche nell'ultimo suo nascondimento, da “deus absconditus” seppure sempre presente, fu mai cosciente della sua origine divina? O fu allora per lui come ancor oggi è per la madre sua, persona divina quanto il figlio suo, eppure mai cosciente della preziosità dell'anima sua, anche mai sospettabile da alcuno in lei per l'umiltà sua, ma nemmeno mai evidenziata postuma forse per l'incredulità ottusa di chi dovrebbe riconoscerla? Solo, credo, alla resurrezione, mai prima ne avvenne la consapevolezza! Sì, solo allora egli fu cosciente di non essere stato richiamato alla vita, novello Lazzaro, che lo fu però proprio da lui "a monumento foetido", ma di averne dentro il principio vivificante, quello da lui sempre chiamato padre!
Sicuramente ne fu vero consapevole quando dichiarò, “Ego sum resurrectio et vita”, chiunque crede in me, anche se morto, vivrà! Era allora ben conscio della portata della verità di quest'affermazione! E si noti che egli non disse, Io do la vita, ho questo potere concessomi da sempre, e la posso ridare , quando perduta! Non richiamava già prima, ad essere ancora, i morti? Ma affermò di essere la vita, origine e supporto di ogni vivente, e che la ridarà all'innocenza, e tutti gli animali lo sono con i vegetali, e anche a chi ha fede in quello che egli è, l'amore del dio stesso, che non ha più necessità di distinguersi da lui nell'avvertire il bisogno, che tutti hanno del bene, e nella volontà di concretizzarlo. Perciò mai distruggeremo una vita, se non nell'estrema necessità! Anzi l'aiuteremo a conservarsi, fosse quella dell'essere più inutile o anche spregevole, quanto la vita di uomo vero cattivo! E ancora, diventati per illuminata scelta, come Francesco, rispetteremo ogni cosa sotto al sole, anche chi è pietra!

Ecco, il cristo, l 'amore risorto, riappare a confortare della presenza sua tangibile, tra i suoi timorosi ben celati, a porte ben serrate, increduli dopo il racconto di Maria, ma incerti anche dopo che i due accorsi avranno confermato vuoto il sepolcro, e sta proprio tra loro come la condizione sua novella gli permette, e si lascerà poi anche toccare nei fori del suo supplizio dall'incredulo del racconto di averlo rivisto vivo dei suoi, Tommaso! Ma poi, in altra occasione, anche dovrà ancora rassicurarli d'essere come loro, mangiando del loro pescato! E quando sulla via di Emmaus parla con discepoli, che lì per lì non lo riconoscono, ma solo alla sosta e nell'atto di spezzare il pane, prima che si celi alla lor vista, certo egli vuole significare di appartenere a una nuova realtà, ma che anche sempre sarà con due o tre riuniti nel nome suo, anche se non nella forma d'aspetto umano. Questo manifestarsi e velarsi, questo voler dire e non poter farsi capire sarà tipico del rapporto suo col credente di ogni epoca e allora potrà accadere di cercarlo ansiosi e non scoprirlo più vicino, e, come mai prima, di ritenersi abbandonati, mentre lui ci sta proprio nel cuore, che nonostante il vissuto, non ha mai lasciato! E questo è ancora allontanarsi, come il padre fece con lui, il doverlo fare ancora con lo scopo duplice di far percepire l'angoscia dell'abbandono, nella amarezza sua tutta, all'abbandonato, che fede nel ritrovamento dovrà avere più ancora, eroica quasi, e a chi abbandona, a lui proprio, la desolazione, la tristezza del distacco, irresistibile volontà di ritrovare l’amato, perdonandogli falli dalla libertà donata permessi! Ma perfino la paura di non potere farsi percepire nemmeno come la madre sua farebbe, accogliente sul suo caldo seno il morente in sempre troppo grande dolore! Ecco, credo questa sia la risposta al che cosa fa la peculiarità dell'amore del nostro cristo. Poiché esso ogni amore umano include, deve essere quella che esso è niente affatto esentato dall'angoscia, come può sentirla solo ogni vero umano amore di fronte all'estremo, la morte! Così si rivede abbandonato morente e teme possibile ancora solo postumo l'abbraccio della madre sua e nostra! Sì, io proprio con fiducia posso affermarlo, La pietà tua,o mio dio, mi sosterrà nel mio momento estremo, che avvertirai anche tuo, come finora “misericordia et veritas tua suscepuerunt me”! E io ormai prego anche per i miei detrattori, quelli che mi hanno preceduto nel tuo perdono, ma anche per i rimasti con me, buoni ladroni forse già divenuti, assistendo alla morte tua rinnovata in ogni morte, per ritrovarci tutti nel tuo cielo, così come padre Christian si augurava per chi inevitabile macchiato si sarebbe della morte sua!

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