Che accadde quando il cristo
strappato fu dalla privilegiata vicinanza, dal rapporto di fiducia
reciproca col dio e padre suo e di tutti, dalla cattiveria proditoria
dei suoi e dalla complice vigliaccheria romana? L'abbandonato sulla
croce, pochi gli astanti a piangere quel supplizio con la madre sua
inconsolabile, cercò ripetutamente con lo sguardo, che spegnersi
voleva, lui morente, nel cielo che s'incupiva, un segno del padre
suo, che però non venne! Ma che, alla terribile domanda del perché
del suo abbandono, che noi tutti suoi eredi gli ripeteremo morenti in
tutta la pregnante angoscia del momento, solo rifugio trovò per
il suo pianto nel lago di quel cuore, che con ultimi disordinati
battiti rispondeva ancora amore a tanto deluso dolore! Ecco, di
simile accade nelle vite più sante, quando il cristo, pur avvertito
da sempre accanto, si vede allontanarsi e rimpicciolirsi nella figura
sua, effetto sì apparente, ma reciproco con chi si distacca
dall'amato suo ponendogli una distanza sempre più grande dal proprio
sé. E piange chi deve rimanere e arriverà disperato a chiedersi del
perché dell'abbandono al dolore e alla solitudine, avvertita anche
quando possibile e sincero il conforto umano! Ma se l'abbandono, così
dovuto rivivere dal cristo, in cui egli diventa chi si allontana,
abbandona, mentre nell'antico veniva abbandonato, fu necessario
allora perché il dio potesse far sua quella morte e condividerne
quella provvisorietà, che la resurrezione avrebbe interrotto, che
significato ha l'attuale, quando altrettanto radicale comportamento
prelude a una morte desolata e anche solitaria del lasciato al suo
destino? E mentre per il cristo non ci fu che l'abbraccio postumo
della madre sua senza poterne avvertire il calore, forse a noi tutti
sarà dato di ritenere possibile, perduto il figlio, di poter essere
consolati, stretti dalle braccia della madre sua, quindi soli solo
nell'apparenza? Tenterò una risposta! Ma intanto mi chiedo, Lui,
che in ciascuno vicaria il padre suo anche nell'ultimo suo
nascondimento, da “deus absconditus” seppure sempre presente, fu
mai cosciente della sua origine divina? O fu allora per lui come
ancor oggi è per la madre sua, persona divina quanto il figlio suo,
eppure mai cosciente della preziosità dell'anima sua, anche mai
sospettabile da alcuno in lei per l'umiltà sua, ma nemmeno mai
evidenziata postuma forse per l'incredulità ottusa di chi dovrebbe
riconoscerla? Solo, credo, alla resurrezione, mai prima ne avvenne la
consapevolezza! Sì, solo allora egli fu cosciente di non essere
stato richiamato alla vita, novello Lazzaro, che lo fu però proprio
da lui "a monumento foetido", ma di averne dentro il principio
vivificante, quello da lui sempre chiamato padre!
Sicuramente ne fu vero
consapevole quando dichiarò, “Ego sum resurrectio et vita”,
chiunque crede in me, anche se morto, vivrà! Era allora ben conscio
della portata della verità di quest'affermazione! E si noti che
egli non disse, Io do la vita, ho questo potere concessomi da
sempre, e la posso ridare , quando perduta! Non richiamava già
prima, ad essere ancora, i morti? Ma affermò di essere la vita,
origine e supporto di ogni vivente, e che la ridarà all'innocenza, e
tutti gli animali lo sono con i vegetali, e anche a chi ha fede in
quello che egli è, l'amore del dio stesso, che non ha più necessità
di distinguersi da lui nell'avvertire il bisogno, che tutti hanno del
bene, e nella volontà di concretizzarlo. Perciò mai distruggeremo
una vita, se non nell'estrema necessità! Anzi l'aiuteremo a
conservarsi, fosse quella dell'essere più inutile o anche
spregevole, quanto la vita di uomo vero cattivo! E ancora, diventati
per illuminata scelta, come Francesco, rispetteremo ogni cosa sotto
al sole, anche chi è pietra!
Ecco, il cristo, l 'amore
risorto, riappare a confortare della presenza sua tangibile, tra i
suoi timorosi ben celati, a porte ben serrate, increduli dopo il
racconto di Maria, ma incerti anche dopo che i due accorsi avranno
confermato vuoto il sepolcro, e sta proprio tra loro come la
condizione sua novella gli permette, e si lascerà poi anche toccare
nei fori del suo supplizio dall'incredulo del racconto di averlo
rivisto vivo dei suoi, Tommaso! Ma poi, in altra occasione, anche
dovrà ancora rassicurarli d'essere come loro, mangiando del loro
pescato! E quando sulla via di Emmaus parla con discepoli, che lì
per lì non lo riconoscono, ma solo alla sosta e nell'atto di
spezzare il pane, prima che si celi alla lor vista, certo egli vuole
significare di appartenere a una nuova realtà, ma che anche sempre
sarà con due o tre riuniti nel nome suo, anche se non nella forma
d'aspetto umano. Questo manifestarsi e velarsi, questo voler dire e
non poter farsi capire sarà tipico del rapporto suo col credente di
ogni epoca e allora potrà accadere di cercarlo ansiosi e non
scoprirlo più vicino, e, come mai prima, di ritenersi abbandonati,
mentre lui ci sta proprio nel cuore, che nonostante il vissuto, non
ha mai lasciato! E questo è ancora allontanarsi, come il padre fece
con lui, il doverlo fare ancora con lo scopo duplice di far percepire
l'angoscia dell'abbandono, nella amarezza sua tutta, all'abbandonato,
che fede nel ritrovamento dovrà avere più ancora, eroica quasi, e a
chi abbandona, a lui proprio, la desolazione, la tristezza del
distacco, irresistibile volontà di ritrovare l’amato,
perdonandogli falli dalla libertà donata permessi! Ma perfino la
paura di non potere farsi percepire nemmeno come la madre sua
farebbe, accogliente sul suo caldo seno il morente in sempre troppo
grande dolore! Ecco, credo questa sia la risposta al che cosa fa la
peculiarità dell'amore del nostro cristo. Poiché esso ogni amore
umano include, deve essere quella che esso è niente affatto
esentato dall'angoscia, come può sentirla solo ogni vero umano amore
di fronte all'estremo, la morte! Così si rivede abbandonato morente
e teme possibile ancora solo postumo l'abbraccio della madre sua e
nostra! Sì, io proprio con fiducia posso affermarlo, La pietà tua,o
mio dio, mi sosterrà nel mio momento estremo, che avvertirai anche
tuo, come finora “misericordia et veritas tua suscepuerunt me”! E
io ormai prego anche per i miei detrattori, quelli che mi hanno
preceduto nel tuo perdono, ma anche per i rimasti con me, buoni
ladroni forse già divenuti, assistendo alla morte tua rinnovata in
ogni morte, per ritrovarci tutti nel tuo cielo, così come padre
Christian si augurava per chi inevitabile macchiato si sarebbe della
morte sua!
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