Noi
sappiamo che è
venuto un uomo, Yeshua chiamato, e ha raccomandato, anzi comandato,
l'amore per tutti, i nemici soprattutto. Ne aveva l'autorità in quel
mondo che credeva a un dio parlante per i profeti suoi?
Riconosciamogliela almeno a posteriori, perché egli vi fu coerente
fino alla morte, continuando da una croce, supplizio dei parti ma dai
romani ben appreso, ad amare i detrattori suoi, quelli
che proditoriamente l'avevano fatto condannare.
Mai nulla di simile era stato detto e mai, credo,
di altrettanto radicale potrà esserlo. E' sovrumano formulare e
tener fede a un simile comando. Per me questo svela che c'è un mondo
diverso dall'attuale, da cui quell'uomo è venuto e possiamo
definirlo il sé del dio. Ma il dio che, chi è? Mistero! Allora noi
gli attribuiamo ciò che a noi manca o difetta. Così chiedo,
può contraddirsi?
Se
non può,
allora egli ama i suoi nemici, dal
momento che per il suo cristo comanda di amare tutti!
La
conseguenza per
noi
sarà
poter
essere messi difronte al male, qui permesso e da noi incrementato, e
sarà il pentimento, cui seguirà il perdono da colui che pensiamo il
bene,
l'amore,
la
misericordia
appunto!
Ma
è proprio vero che il dio mai si contraddice? Vediamo
che altro può
dirci la storia del suo cristo. Il
dio sembra
non
proprio esente da contraddizione,
può all'apparenza farsi nemico addirittura!
Ecco,
c'è di più, su quella croce Yeshua
venne
abbandonato e
proprio dal suo dio!
Noi possiamo dirci, Accadde
perché su sé ha voluto i manchi d'amore di tutti noi, facendosi
l'ultimo dell'umanità di ogni tempo, che ha peccato, pecca e
continuerà a farlo, ma alla terribile domanda, Iddio mio perché mi
hai abbandonato?, seguirà l'urlo inarticolato della sua morte! E non
accade a tutti noi doverlo chiedere, di
doverlo gridare anche senza parole?
Quando? Nella malattia senza
rimedio,
nella forzata
solitudine,
nella morte appunto, da
cui nessuno scampa!
Perché si fa a noi nemico, perché
si contraddice, se è amore?
E
l'amore non è cura di,
interesse per
un altro, sì,
sollecitudo per il destino dell'altro? Perché
allora questa carenza o mancanza, quando più necessaria? Forse
perché l'ultima sia una nostra
parola
d'amore nonostante quel che ci accade, desiderata,
agognata da quel dio che, pur
di sentirla,
s'è fatto completamente
muto,
più
ancora che nelle vicende buie della vita trascorsa?
E
non c'è forse
chi
dal suo cuore ne ha fatte uscire molte
sincere per la vita tutta, perché
ancora una?
Ma
io ho visto gente disperata, senza
poterla dire, spezzata
dal dolore, anche di
dover lasciare gli affetti più cari, io ho visto anche bambini
morire, crudele
il
loro dolore,
sì,
io ho visto! Ecco
ancora quello che veramente siamo, soli di
fronte a quanto di estremo e irrimediabile sta per accaderci,
nonostante
la presenza, se fortunati, di chi ci ama, e
le sue parole e le sue lacrime!
Il cammino nostro da sempre incerto incontra l'ultimo intoppo,
l'ultimo buio, ammirevole sarà per gli altri il nostro coraggio e la
determinazione di conservare la fede. E diranno di noi, Ha saputo ben
morire! E
forse celebrando la nostra, crederanno esorcizzare la loro morte,
relegando a un imprecisabile futuro la loro paura di averla di
fronte!
Sì, viene per tutti un momento in cui il giusto e l'ingiusto, il
buono e il cattivo, il vero o il falso che hanno guidato le nostre
scelte di vita sono senza importanza, ecco
l'ultima sconfitta, perché non abbiamo scelta, ormai vuol spegnersi
la luce, e le parole, anche
se di conforto,
si fanno echi confusi. Dobbiamo
proprio lasciare tutto anche forse
l'illusione
di essere stati amati, e
di aver amato.
Ma nostro malgrado siamo
stati soldati in questa vita anche
se spesso
con armi spuntate, inadeguate
alla lotta e alla difesa,
abbiamo creduto, abbiamo sperato, abbiamo amato disperatamente,
abbiamo
subito il male! Persa ora
ogni
dignità, non ci è rimasta nemmeno la virtù del combattente,
è la morte di tutto e
non
c'è stata l'ultima vittoria!
Ma per quell'uno, venuto a comandarci l'amore nonostante, ci fu la
vittoria postuma, resuscitò dall'abbandono, resuscitò dalla morte e
sta in una realtà nuova.
Quanto
ci conforta sapere che sta
proprio
con quel dio dell'abbandono, amato
nonostante?
Sì
dalla croce egli non continuò solo ad amare i detrattori, ma il dio
che a lui proprio si velava, si nascondeva!
Molto
conforta
se lo pensiamo
far sì che ogni altro abbandono sia apparenza, provvisorietà,
passaggio,
e
tentare di offrici quello che forse per lui non era certezza,
ma tenue
speranza
che languiva come ogni altra, il
recupero del dio smarrito.
E
allora
se
questo
è accaduto, se
il cristo è morto e davvero tornato tra
i vivi, c'è
un presente e
sta nel
sé del dio, in
cui tutto
ri-accade, egli
nasce, muore ancora e risorge in
ogni
suo fedele, da cui non vuole distinguersi. Saperlo libera
dall'angoscia della morte, che diviene addirittura
sorella, perché
possiamo accoglierla come ultima speranza, quella che il cristo
rinnova apposta per noi dal suo accaduto che in noi ripete!
Sempre
il credente muore della stessa sua morte!
Sì,
in quei momenti terribili occorrerà ripetersi, Io muoio come il
cristo!
E
unico
vero conforto è sapere che
sta venendoci incontro un'altra madre che sta per rigenerarci dal suo
seno nella realtà di
questo speciale
figlio suo. E'
la dolce Myriam.
Nel Fedone, Platone fa dire al suo Socrate, Come dalla vita alla
morte, così dalla morte alla vita e ora
sappiamo che aveva ragione! Socrate
non teme la morte perché possiede questa certezza. Il cristo fa sì
che, almeno un po', tutti possiamo
avere
un po' di quel saggio, se
abbiamo lui,
nostra certezza!
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