giovedì 21 gennaio 2016

La contraddizione del dio


Noi sappiamo che è venuto un uomo, Yeshua chiamato, e ha raccomandato, anzi comandato, l'amore per tutti, i nemici soprattutto. Ne aveva l'autorità in quel mondo che credeva a un dio parlante per i profeti suoi? Riconosciamogliela almeno a posteriori, perché egli vi fu coerente fino alla morte, continuando da una croce, supplizio dei parti ma dai romani ben appreso, ad amare i detrattori suoi, quelli che proditoriamente l'avevano fatto condannare. Mai nulla di simile era stato detto e mai, credo, di altrettanto radicale potrà esserlo. E' sovrumano formulare e tener fede a un simile comando. Per me questo svela che c'è un mondo diverso dall'attuale, da cui quell'uomo è venuto e possiamo definirlo il sé del dio. Ma il dio che, chi è? Mistero! Allora noi gli attribuiamo ciò che a noi manca o difetta. Così chiedo, può contraddirsi? Se non può, allora egli ama i suoi nemici, dal momento che per il suo cristo comanda di amare tutti! La conseguenza per noi sarà poter essere messi difronte al male, qui permesso e da noi incrementato, e sarà il pentimento, cui seguirà il perdono da colui che pensiamo il bene, l'amore, la misericordia appunto! Ma è proprio vero che il dio mai si contraddice? Vediamo che altro può dirci la storia del suo cristo. Il dio sembra non proprio esente da contraddizione, può all'apparenza farsi nemico addirittura! Ecco, c'è di più, su quella croce Yeshua venne abbandonato e proprio dal suo dio! Noi possiamo dirci, Accadde perché su sé ha voluto i manchi d'amore di tutti noi, facendosi l'ultimo dell'umanità di ogni tempo, che ha peccato, pecca e continuerà a farlo, ma alla terribile domanda, Iddio mio perché mi hai abbandonato?, seguirà l'urlo inarticolato della sua morte! E non accade a tutti noi doverlo chiedere, di doverlo gridare anche senza parole? Quando? Nella malattia senza rimedio, nella forzata solitudine, nella morte appunto, da cui nessuno scampa! Perché si fa a noi nemico, perché si contraddice, se è amore? E l'amore non è cura di, interesse per un altro, sì, sollecitudo per il destino dell'altro? Perché allora questa carenza o mancanza, quando più necessaria? Forse perché l'ultima sia una nostra parola d'amore nonostante quel che ci accade, desiderata, agognata da quel dio che, pur di sentirla, s'è fatto completamente muto, più ancora che nelle vicende buie della vita trascorsa? E non c'è forse chi dal suo cuore ne ha fatte uscire molte sincere per la vita tutta, perché ancora una? Ma io ho visto gente disperata, senza poterla dire, spezzata dal dolore, anche di dover lasciare gli affetti più cari, io ho visto anche bambini morire, crudele il loro dolore, sì, io ho visto! Ecco ancora quello che veramente siamo, soli di fronte a quanto di estremo e irrimediabile sta per accaderci, nonostante la presenza, se fortunati, di chi ci ama, e le sue parole e le sue lacrime! Il cammino nostro da sempre incerto incontra l'ultimo intoppo, l'ultimo buio, ammirevole sarà per gli altri il nostro coraggio e la determinazione di conservare la fede. E diranno di noi, Ha saputo ben morire! E forse celebrando la nostra, crederanno esorcizzare la loro morte, relegando a un imprecisabile futuro la loro paura di averla di fronte! Sì, viene per tutti un momento in cui il giusto e l'ingiusto, il buono e il cattivo, il vero o il falso che hanno guidato le nostre scelte di vita sono senza importanza, ecco l'ultima sconfitta, perché non abbiamo scelta, ormai vuol spegnersi la luce, e le parole, anche se di conforto, si fanno echi confusi. Dobbiamo proprio lasciare tutto anche forse l'illusione di essere stati amati, e di aver amato. Ma nostro malgrado siamo stati soldati in questa vita anche se spesso con armi spuntate, inadeguate alla lotta e alla difesa, abbiamo creduto, abbiamo sperato, abbiamo amato disperatamente, abbiamo subito il male! Persa ora ogni dignità, non ci è rimasta nemmeno la virtù del combattente, è la morte di tutto e non c'è stata l'ultima vittoria! Ma per quell'uno, venuto a comandarci l'amore nonostante, ci fu la vittoria postuma, resuscitò dall'abbandono, resuscitò dalla morte e sta in una realtà nuova. Quanto ci conforta sapere che sta proprio con quel dio dell'abbandono, amato nonostante? Sì dalla croce egli non continuò solo ad amare i detrattori, ma il dio che a lui proprio si velava, si nascondeva! Molto conforta se lo pensiamo far sì che ogni altro abbandono sia apparenza, provvisorietà, passaggio, e tentare di offrici quello che forse per lui non era certezza, ma tenue speranza che languiva come ogni altra, il recupero del dio smarrito. E allora se questo è accaduto, se il cristo è morto e davvero tornato tra i vivi, c'è un presente e sta nel sé del dio, in cui tutto ri-accade, egli nasce, muore ancora e risorge in ogni suo fedele, da cui non vuole distinguersi. Saperlo libera dall'angoscia della morte, che diviene addirittura sorella, perché possiamo accoglierla come ultima speranza, quella che il cristo rinnova apposta per noi dal suo accaduto che in noi ripete! Sempre il credente muore della stessa sua morte! Sì, in quei momenti terribili occorrerà ripetersi, Io muoio come il cristo! E unico vero conforto è sapere che sta venendoci incontro un'altra madre che sta per rigenerarci dal suo seno nella realtà di questo speciale figlio suo. E' la dolce Myriam. Nel Fedone, Platone fa dire al suo Socrate, Come dalla vita alla morte, così dalla morte alla vita e ora sappiamo che aveva ragione! Socrate non teme la morte perché possiede questa certezza. Il cristo fa sì che, almeno un po', tutti possiamo avere un po' di quel saggio, se abbiamo lui, nostra certezza!

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