domenica 11 dicembre 2016

Il perché della fede


Devo a questa età proprio chiedermi il perché della mia fede? Forse davvero devo tentare. So di possedere un piccolo, o grande bene. Mi fa misurare gli eventi con un suo metro, o una bilancia, e ciò che ne leggo invita a un cauto ottimismo. E questo è già avere un privilegio, che per nulla esenta dalle comuni tribolazioni di qui, ma aiuta a superarle. Ecco, sicuro questo mio credere, forse un appena, forse un molto, mi dà come una certezza, che le numerose, dolorose sconfitte passate, da cui prego esentati quelli che amo, e le piccole, rare vittorie della mia vita tutta, superamento di difficoltà, intralci da cattiveria, e altro (troppo!), che vorrei gioie numerose per gli stessi, siano parte di un disegno divino, che ignoro nei dettagli, ma fiducioso, considero volto al bene non solo mio, ma comune agli uomini, tutti coinvolti! Ma è tutto? E se prego con insistenza, quasi ossessiva, per il bene di chi amo, non scade forse la fiducia che dico d'avere nella vita? È debolezza o ricchezza? Ecco, spero in una vita nell'oltre e vi vorrei felici quelli che qui non sono riuscito a proteggere dal male. E non sono pochi! Così le donne amate, tutte, e questa piccola, che s'ostina a spartire con me i pochi sorrisi e i molti motivi di lacrime, vorrei vedere in una umanità novella, tutta benigna e solidale, ridere, sì finalmente felici!

Con queste poche considerazioni non do certo esaustiva risposta alla domanda e dovrò ritentare, leggendo meglio il mio celato, certo di piccolo uomo, ma di uno che nel cuore vorrebbe ficcare quanti fratelli, e più ancora, ne possa contenere!

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