Devo
a questa età proprio chiedermi il perché della mia fede? Forse
davvero devo tentare. So di possedere un piccolo, o grande bene. Mi
fa misurare gli eventi con un suo metro, o una bilancia, e ciò che
ne leggo invita a un cauto ottimismo. E questo è già avere un
privilegio, che per nulla esenta dalle comuni tribolazioni di qui, ma
aiuta a superarle. Ecco, sicuro questo mio credere, forse un appena,
forse un molto, mi dà come una certezza, che le numerose, dolorose
sconfitte passate, da cui prego esentati quelli che amo, e le
piccole, rare vittorie della mia vita tutta, superamento di
difficoltà, intralci da cattiveria, e altro (troppo!), che vorrei
gioie numerose per gli stessi, siano parte di un disegno divino, che
ignoro nei dettagli, ma fiducioso, considero volto al bene non solo
mio, ma comune agli uomini, tutti coinvolti! Ma è tutto? E se prego
con insistenza, quasi ossessiva, per il bene di chi amo, non scade
forse la fiducia che dico d'avere nella vita? È debolezza o
ricchezza? Ecco, spero in una vita nell'oltre e vi vorrei felici
quelli che qui non sono riuscito a proteggere dal male. E non sono
pochi! Così le donne amate, tutte, e questa piccola, che s'ostina a
spartire con me i pochi sorrisi e i molti motivi di lacrime, vorrei
vedere in una umanità novella, tutta benigna e solidale, ridere, sì
finalmente felici!
Con
queste poche considerazioni non do certo esaustiva risposta alla
domanda e dovrò ritentare, leggendo meglio il mio celato, certo di
piccolo uomo, ma di uno che nel cuore vorrebbe ficcare quanti
fratelli, e più ancora, ne possa contenere!
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