Talvolta
nel mio sito di Facebook anche mi capita di dover dire qualcosa, che
spero aiuti perché vero sincero, a un amico che abbia perso la fede.
Qui riprendo quei cenni, che spero siano spunti di riflessione per
quelli che qui mi seguono. Parlerò ancora del dio, ma con approccio
diverso al problema suo. Anzitutto è bene interrogarsi subito su che
sia l'aldilà o mondo delle anime. Penso che non sia un posto da
raggiungere, ma un modo di essere, uno stato, che qui cercherò di
precisare meglio, da conseguire. Intanto nel parlare di un tal mondo,
includiamo non l'idea del semplice trovarsi con altri, il che già
qui accade, per simpatia o affinità o empatia e altro, ma il ben
ritrovarsi per uno scopo irrinunciabile! Intanto mi chiedo, Che è
l'anima? Contentiamoci di pensarla come lo psichismo, o complesso di
doti connaturate non solo atte ad elaborare e ritenere cognizioni, ma
anche condizionanti il comportamento del sé in questo mondo
brulicante di esseri, tutti con apparenti esclusive necessità di
vita, quindi cose tutte che fanno la persona. Cerchiamo di rispondere a
questo, Perché si può credere che un suo modo di stare in concordia
con entità simili, essa possa ottenere e quale appunto ne è lo
scopo? Partiamo dall'innegabile esistenza di qualcosa dentro,
senz'altro sua espressione, che chiamiamo coscienza, che spinge a
rivedere i propri accaduti, a criticarli e
a concludere che sarebbe stato possibile far meglio, agendo
diversamente.
È un modo di tentare di riaggiustare il proprio passato, sì, tentativo di renderlo più consono alla persona che si è diventati,
trascorso anche molto tempo da quegli eventi lontani. Ecco, nel
ricordo vivido, le cose stanno lì dove lasciate, insieme a volti che
possiamo toccare, sebbene non materialmente, carezzare se cari,
quelle loro parole riascoltare, suadenti o dure, pregne anche oggi di
significato o inezie allora come oggi, ma nulla si può vero mutare.
Ma supponiamo una stessa revisione comune a più soggetti, cioè che
più di uno possa comunicare il suo resoconto di uno stesso fatto, di
uno stesso accaduto, che sia stato esperienza comune a più persone.
Se ne avranno interpretazioni diverse e forse una concorderà meglio
di altre con il proprio desiderio di scusare, perdonare, un po'
almeno, il proprio operato, causa oggi di tanti ripensamenti! Allora
facciamo un passo ulteriore, pensiamo queste diverse interpretazioni
possibili in uno stesso soggetto e che sia consentito chiedergli di
farci rivivere quella antica vicenda, a nostro giudizio riprovevole
per deficienza o malevolo comportamento, sotto una luce diversa, che
ci liberi la coscienza del peso suo, come lui può, anche solo un
po'. Se ci aspettiamo da lui l'interpretazione più consona al nostro
sentire attuale, meglio aderente al desiderio che pace giustificata
ne venga, quindi un bene per noi, questo qualcuno va da noi pensato
come fonte di bene. Ma noi, che avvertiamo questa esigenza, siamo
tra tanti che ne hanno di analoga, quella di riconciliarsi col
passato e se per noi è possibile una fonte del bene, quella stessa
lo è per molti altri. Ma il bene desiderato da noi, e analoghi
saranno quei beni da altri agognati, non è che uno tra i possibili,
ma che forse altri, vicini o lontani, hanno già. Allora la fonte
cercata è il pool dei beni che molti come noi agognano, ma che altri
già posseggono, senza però condividerli. Ne viene che il mondo delle anime
è pensabile come comunione di ogni posseduto, cioè condivisione,
qui e ora mancante, e ci deve essere un che, un chi ne sia
motivazione e supporto, lo stesso ipotizzato avere in sé ogni bene
condivisibile, vero, ma solo in quel mondo, scambiato, qui e ora no per egoismo.
Allora occorre chiedersi come da quella fonte sia possibile
anticiparlo, struggente il desiderio suo! Lo otterremo forse solo
manifestandogli il nostro rincrescimento, il nostro cruccio, il
nostro disagio, che si è fatto sofferenza e promettendogli la
condivisione della pace, se raggiunta. Perciò in un solo modo,
chiedendo a quel tu, per-dono, cioè di darci più ancora, oltre il
dono di rivedere quei fatti diversamente. E che? La convinzione di un
rimedio postumo possibile! E' chiaro che chiameremo dio chi è capace
di darci questa incredibile possibilità! Ma anche che stiamo qui
vivendo solo una speranza, quella di incontrarlo. Quando? Non ha
molta importanza, noi qui dobbiamo continuare a vivere, sopravvivere
al passato e la speranza permessa, donata, significa libertà dalla
sua oppressione. Siamo liberi nella misura di questa speranza, e in
essa c'è la pace da condividere! Il dio è chi dà pace! E ciò che
lui dona è come provvida goccia d'olio, che esperto marinaio lasci cadere su
procelloso mare, essa si spande e l'iroso vento più non s'appiglia
sulla superficie dell'onda e più non la increspa a beneficio di
tutti quelli che lo sperduto combattuto veliero coabitano! Ma aver
fede in lui è più ancora, certezza in questa speranza, nonostante
ogni preghiera resti senza risposta per quanto accorata!
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