mercoledì 13 aprile 2016

Parlare ancora del dio


Talvolta nel mio sito di Facebook anche mi capita di dover dire qualcosa, che spero aiuti perché vero sincero, a un amico che abbia perso la fede. Qui riprendo quei cenni, che spero siano spunti di riflessione per quelli che qui mi seguono. Parlerò ancora del dio, ma con approccio diverso al problema suo. Anzitutto è bene interrogarsi subito su che sia l'aldilà o mondo delle anime. Penso che non sia un posto da raggiungere, ma un modo di essere, uno stato, che qui cercherò di precisare meglio, da conseguire. Intanto nel parlare di un tal mondo, includiamo non l'idea del semplice trovarsi con altri, il che già qui accade, per simpatia o affinità o empatia e altro, ma il ben ritrovarsi per uno scopo irrinunciabile! Intanto mi chiedo, Che è l'anima? Contentiamoci di pensarla come lo psichismo, o complesso di doti connaturate non solo atte ad elaborare e ritenere cognizioni, ma anche condizionanti il comportamento del sé in questo mondo brulicante di esseri, tutti con apparenti esclusive necessità di vita, quindi cose tutte che fanno la persona. Cerchiamo di rispondere a questo, Perché si può credere che un suo modo di stare in concordia con entità simili, essa possa ottenere e quale appunto ne è lo scopo? Partiamo dall'innegabile esistenza di qualcosa dentro, senz'altro sua espressione, che chiamiamo coscienza, che spinge a rivedere i propri accaduti, a criticarli e a concludere che sarebbe stato possibile far meglio, agendo diversamente. È un modo di tentare di riaggiustare il proprio passato, sì, tentativo di renderlo più consono alla persona che si è diventati, trascorso anche molto tempo da quegli eventi lontani. Ecco, nel ricordo vivido, le cose stanno lì dove lasciate, insieme a volti che possiamo toccare, sebbene non materialmente, carezzare se cari, quelle loro parole riascoltare, suadenti o dure, pregne anche oggi di significato o inezie allora come oggi, ma nulla si può vero mutare. Ma supponiamo una stessa revisione comune a più soggetti, cioè che più di uno possa comunicare il suo resoconto di uno stesso fatto, di uno stesso accaduto, che sia stato esperienza comune a più persone. Se ne avranno interpretazioni diverse e forse una concorderà meglio di altre con il proprio desiderio di scusare, perdonare, un po' almeno, il proprio operato, causa oggi di tanti ripensamenti! Allora facciamo un passo ulteriore, pensiamo queste diverse interpretazioni possibili in uno stesso soggetto e che sia consentito chiedergli di farci rivivere quella antica vicenda, a nostro giudizio riprovevole per deficienza o malevolo comportamento, sotto una luce diversa, che ci liberi la coscienza del peso suo, come lui può, anche solo un po'. Se ci aspettiamo da lui l'interpretazione più consona al nostro sentire attuale, meglio aderente al desiderio che pace giustificata ne venga, quindi un bene per noi, questo qualcuno va da noi pensato come fonte di bene. Ma noi, che avvertiamo questa esigenza, siamo tra tanti che ne hanno di analoga, quella di riconciliarsi col passato e se per noi è possibile una fonte del bene, quella stessa lo è per molti altri. Ma il bene desiderato da noi, e analoghi saranno quei beni da altri agognati, non è che uno tra i possibili, ma che forse altri, vicini o lontani, hanno già. Allora la fonte cercata è il pool dei beni che molti come noi agognano, ma che altri già posseggono, senza però condividerli. Ne viene che il mondo delle anime è pensabile come comunione di ogni posseduto, cioè condivisione, qui e ora mancante, e ci deve essere un che, un chi ne sia motivazione e supporto, lo stesso ipotizzato avere in sé ogni bene condivisibile, vero, ma solo in quel mondo, scambiato, qui e ora no per egoismo. Allora occorre chiedersi come da quella fonte sia possibile anticiparlo, struggente il desiderio suo! Lo otterremo forse solo manifestandogli il nostro rincrescimento, il nostro cruccio, il nostro disagio, che si è fatto sofferenza e promettendogli la condivisione della pace, se raggiunta. Perciò in un solo modo, chiedendo a quel tu, per-dono, cioè di darci più ancora, oltre il dono di rivedere quei fatti diversamente. E che? La convinzione di un rimedio postumo possibile! E' chiaro che chiameremo dio chi è capace di darci questa incredibile possibilità! Ma anche che stiamo qui vivendo solo una speranza, quella di incontrarlo. Quando? Non ha molta importanza, noi qui dobbiamo continuare a vivere, sopravvivere al passato e la speranza permessa, donata, significa libertà dalla sua oppressione. Siamo liberi nella misura di questa speranza, e in essa c'è la pace da condividere! Il dio è chi dà pace! E ciò che lui dona è come provvida goccia d'olio, che esperto marinaio lasci cadere su procelloso mare, essa si spande e l'iroso vento più non s'appiglia sulla superficie dell'onda e più non la increspa a beneficio di tutti quelli che lo sperduto combattuto veliero coabitano! Ma aver fede in lui è più ancora, certezza in questa speranza, nonostante ogni preghiera resti senza risposta per quanto accorata!




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