Tenterò anche qui
una risposta del perché il male, che, se al momento non contrasta
molto, come fa d'abitudine, la mia vita, getta nella disperazione
quello che mi sta appena accanto, persona cara o non ancora così
divenuta, e tutte lo dovranno diventare, secondo il comando del
cristo! Inizierò dalla tentazione all'oblio del problema, almeno
nella crudezza sua e nella sollecitazione, che esige sempre risposta
fattiva non banale per chi ci vive accanto o appena oltre. E qual'è?
Quella del particolare rapporto che fa il condividere tutto con una
compagna, badando ad esso principalmente e accantonando nel “farò”
ogni altra richiesta pur pressante. Per sfuggire a questa debolezza,
se vero una donna c'è ad occupare il cuore, occorrerà cominciare a
chiarire a sé e all'altra la necessità di una risposta non
ristretta al binomio del loro amore, ma aperta alle sollecitazioni
che dagli altri vengono, alcune esplicite, altre velate dal pudore di
chi tenta, anche nella miseria, di conservare la dignità! E come ho
spiegato per la vita insieme, come spiego tuttora la necessità
d'attenzione pure agli altri alla compagna mia, ma anche a me stesso?
Riferisco solo la più bella delle occasioni.
A tutti sarà
capitato soffermarsi a guardare il cielo stellato fuori di città,
senza il disturbo delle sue luci, sempre poche a tener lontana la
paura del buio, troppe perché apparir possano in tutta lor
meraviglia le stelle, come accade sui monti, stretti a chi tutto con
noi spartir vuole, o anche stando con lei per mare in notte serena in
plancia a sentir fin nelle ossa la pungente brezza dal mare, come
vero ci capitò in una notte di sogno, perché appena promessa di
fedeltà era stata scambiata all'altare del dio. Ma, le ho osservato
allora e le faccio osservare ancora che, propizio lo scenario, che
per goderne, qualche disagio pur comporta, invano guarderemmo il
cielo stellato, esso non ci farebbe incanto e non inumidirebbe gli
occhi, con quegli splendori farsi corona a palpebre strette, che
invano tentassero di trattenere le lacrime, se già il senso del
bello e prezioso irrinunciabile non ci appartenesse, proprio
l'esaltato dallo stare insieme! E se le fiammelle del cielo vero
questo ci fanno fino a rigare le gote, che dicono afone? Io allora
vero ancora ne fantastico con la compagna dolce a me stretta, Ecco
guarda, le dico, ci sorridono e ci assicurano che disposte già sono
alla nostra accoglienza, o, leggendoci il cuore, ci stanno dicendo
che la rimanderanno soltanto, affinché dal nostro pianto di
commozione inizi il pentimento per aver disatteso la legge
dell'amore! Quale? Non il nostro scambiato, quello che tra le sue
cose belle
ci ha fatto mettere la speranza di novelle a farci felicità anche
tra le stelle, ma quello
voluto
da
colui che ci ha qui scelti a star insieme, e
che
vuole la sollecitudine nostra, tra
noi scambiata,
anche
per la vita di ogni altro! Solo per questa esigenza vivendo, sarà
per noi sperabile, continuando il suo favore, dopo il perdono da
chiedergli
col
pentimento di non aver potuto assecondare abbastanza la richiesta
sua,
che
tra i suoi splendori,
lì proprio,
egli
voglia
che ritrovarci possiamo! Perché noi abbiamo scelto, non solo la
strada, certo non facile, del nostro personale amore, ma la via
tortuosa, aspra e dura nella coerenza dovuta, di quello molto
più ampio
che lui suggerisce! E
lo ha chiesto e lo chiede
a noi proprio, che il nostro difendiamo perfino mitigando all'altro
la pena dei ricordi non
belli,
ma che dobbiamo esporre a rischio che bistrattato sia dai nemici, che
lo invidino! Tanti, troppi? Ci aiutino le stelle, che ora assistono
lontane alla commozione che sempre ci prende guardandole, velandoci e
rigandoci occhi e volti, ma che già aspettano di godere la felicità
dell'amor nostro! Sì, noi vi saremo come a Dante e alla sua Beatrice
apparvero a farsi toccare, innocui e piccoli splendori per loro
divenute, faville d'amore divino! Ecco questo dico, con
cento varianti,
alla donna della mia vita, unica divenuta da tanto, scialbo con la
sua dolcezza fattosi il ricordo di altre lontane, che destinate non
m'erano e che sempre ho sperato felici, avendomi
scordato!
Ma
a
me chiedo qualcos'altro e
con lei non posso condividerlo completamente, nemmeno sotto le
stelle, affinché
non si rattristi per la pena che ne ho palese!
Mi
tormenta da sempre la
permissione da
parte del dio
del male, insistente
e tenace
nella
vita di tutti e
in questa mia ultima più ancora, anche
se pause ne ho!
Mi
chiedo,
Possiamo contentarci constatare
che
esso permetta il
riconoscimento da
parte di ognuno
dell'opportunità di preferire il bene? Non credo sia
per nessuno risposta soddisfacente,
ché
fuggire
il male e corre verso il bene, sono tendenze istintive nell'uomo e in
ogni altro animale! Io preferisco
parlare di libertà concessa
dal
dio e
di necessità del male ad assicurarla.
Infatti
ci
deve poter essere
una libertà assoluta anche dall'amore, perché il dio lo propone
come mezzo per raggiungere il
bene e
la felicità che ne consegue anche
qui,
nel rispetto del desiderio che
ne ha
ogni altro, perché alcuno non
offende,
ma si spende affinché gli ostacoli frapposti vengano eliminati per
sé e ogni altro. Negare questa proposta deve essere possibile, e per
permetterlo c'è nella
realtà
il
male. Perché?
Negando
l'amore, nel
senso del comandamento nuovo voluto dal cristo,
c'è rinuncia a
tutte le conseguenze benefiche
della diffusione e successo suoi,
perciò
il
male! Il
male permette la libertà del no al dio e al suo cristo!
Preferire la libertà condizionata dall'amore, non deve essere scelta
dovuta
dal
solo credente, ma aperta, offerta
a tutti, che
anche se dal male, necessario
alla libertà di dir no al
dio e al suo cristo,
non libera, lo contrasta con
efficacia, ché
tenace è l'amore!
Ma
è scelta del nemico dell'amore l'ipocrisia, qui
sempre possibile,
che solo il dio potrà perdonare, dello
“ ut aliquid fieri videatur, di chi goda i benefici dell'amore
senza spendersi a diffonderlo!
Insomma
non basta cullarsi nella dolcezza di braccia che ricevano noi e i
nostri affanni, non bastano occhi che ci invitino
a guardare accogliente il
cielo con
le stelle sue,
l'amore deve
essere
molto di più! Per
capire la verità sua non basta un tempo lungo di esenzione dal male
o
di pausa dal tormento suo,
ma
se la si comprende, e forse è a questa comprensione finalizzata la
vita tutta,
occorre con
le forze residue entrare
nelle tortuosità sue
e strapparne non
solo se stessi, ma chiunque
ne soffre, fosse pur il nemico che sempre frapposto si è tra noi e
la gioia!
Ma
il no al cristo del dio resta colpa grave, perché nuoce con la
presenza del male alla propria e l'altrui vita, e giustifica la
possibilità che l'inferno oltre l'attuale non rimanga solo minaccia,
si
apra!
Ma
se il torto è grave, la misericordia del dio è più grande e farà
comprendere, qui o di là dal mondo, quanto si ci è avvicinati
all'orlo dell'abisso!
E
come il male qui è dolore in quell'altrove sperato, il vederlo
tutto, con il
pericolo
corso
di cadervi
facile,
indurrà l'anima l'anima
più dura al pianto e il dio al perdono! Il male è anche catarsi!
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