mercoledì 2 marzo 2016

Sul perché del male ancora!


Tenterò anche qui una risposta del perché il male, che, se al momento non contrasta molto, come fa d'abitudine, la mia vita, getta nella disperazione quello che mi sta appena accanto, persona cara o non ancora così divenuta, e tutte lo dovranno diventare, secondo il comando del cristo! Inizierò dalla tentazione all'oblio del problema, almeno nella crudezza sua e nella sollecitazione, che esige sempre risposta fattiva non banale per chi ci vive accanto o appena oltre. E qual'è? Quella del particolare rapporto che fa il condividere tutto con una compagna, badando ad esso principalmente e accantonando nel “farò” ogni altra richiesta pur pressante. Per sfuggire a questa debolezza, se vero una donna c'è ad occupare il cuore, occorrerà cominciare a chiarire a sé e all'altra la necessità di una risposta non ristretta al binomio del loro amore, ma aperta alle sollecitazioni che dagli altri vengono, alcune esplicite, altre velate dal pudore di chi tenta, anche nella miseria, di conservare la dignità! E come ho spiegato per la vita insieme, come spiego tuttora la necessità d'attenzione pure agli altri alla compagna mia, ma anche a me stesso? Riferisco solo la più bella delle occasioni.
A tutti sarà capitato soffermarsi a guardare il cielo stellato fuori di città, senza il disturbo delle sue luci, sempre poche a tener lontana la paura del buio, troppe perché apparir possano in tutta lor meraviglia le stelle, come accade sui monti, stretti a chi tutto con noi spartir vuole, o anche stando con lei per mare in notte serena in plancia a sentir fin nelle ossa la pungente brezza dal mare, come vero ci capitò in una notte di sogno, perché appena promessa di fedeltà era stata scambiata all'altare del dio. Ma, le ho osservato allora e le faccio osservare ancora che, propizio lo scenario, che per goderne, qualche disagio pur comporta, invano guarderemmo il cielo stellato, esso non ci farebbe incanto e non inumidirebbe gli occhi, con quegli splendori farsi corona a palpebre strette, che invano tentassero di trattenere le lacrime, se già il senso del bello e prezioso irrinunciabile non ci appartenesse, proprio l'esaltato dallo stare insieme! E se le fiammelle del cielo vero questo ci fanno fino a rigare le gote, che dicono afone? Io allora vero ancora ne fantastico con la compagna dolce a me stretta, Ecco guarda, le dico, ci sorridono e ci assicurano che disposte già sono alla nostra accoglienza, o, leggendoci il cuore, ci stanno dicendo che la rimanderanno soltanto, affinché dal nostro pianto di commozione inizi il pentimento per aver disatteso la legge dell'amore! Quale? Non il nostro scambiato, quello che tra le sue cose belle ci ha fatto mettere la speranza di novelle a farci felicità anche tra le stelle, ma quello voluto da colui che ci ha qui scelti a star insieme, e che vuole la sollecitudine nostra, tra noi scambiata, anche per la vita di ogni altro! Solo per questa esigenza vivendo, sarà per noi sperabile, continuando il suo favore, dopo il perdono da chiedergli col pentimento di non aver potuto assecondare abbastanza la richiesta sua, che tra i suoi splendori,proprio, egli voglia che ritrovarci possiamo! Perché noi abbiamo scelto, non solo la strada, certo non facile, del nostro personale amore, ma la via tortuosa, aspra e dura nella coerenza dovuta, di quello molto più ampio che lui suggerisce! E lo ha chiesto e lo chiede a noi proprio, che il nostro difendiamo perfino mitigando all'altro la pena dei ricordi non belli, ma che dobbiamo esporre a rischio che bistrattato sia dai nemici, che lo invidino! Tanti, troppi? Ci aiutino le stelle, che ora assistono lontane alla commozione che sempre ci prende guardandole, velandoci e rigandoci occhi e volti, ma che già aspettano di godere la felicità dell'amor nostro! Sì, noi vi saremo come a Dante e alla sua Beatrice apparvero a farsi toccare, innocui e piccoli splendori per loro divenute, faville d'amore divino! Ecco questo dico, con cento varianti, alla donna della mia vita, unica divenuta da tanto, scialbo con la sua dolcezza fattosi il ricordo di altre lontane, che destinate non m'erano e che sempre ho sperato felici, avendomi scordato!
Ma a me chiedo qualcos'altro e con lei non posso condividerlo completamente, nemmeno sotto le stelle, affinché non si rattristi per la pena che ne ho palese! Mi tormenta da sempre la permissione da parte del dio del male, insistente e tenace nella vita di tutti e in questa mia ultima più ancora, anche se pause ne ho! Mi chiedo, Possiamo contentarci constatare che esso permetta il riconoscimento da parte di ognuno dell'opportunità di preferire il bene? Non credo sia per nessuno risposta soddisfacente, ché fuggire il male e corre verso il bene, sono tendenze istintive nell'uomo e in ogni altro animale! Io preferisco parlare di libertà concessa dal dio e di necessità del male ad assicurarla. Infatti ci deve poter essere una libertà assoluta anche dall'amore, perché il dio lo propone come mezzo per raggiungere il bene e la felicità che ne consegue anche qui, nel rispetto del desiderio che ne ha ogni altro, perché alcuno non offende, ma si spende affinché gli ostacoli frapposti vengano eliminati per sé e ogni altro. Negare questa proposta deve essere possibile, e per permetterlo c'è nella realtà il male. Perché? Negando l'amore, nel senso del comandamento nuovo voluto dal cristo, c'è rinuncia a tutte le conseguenze benefiche della diffusione e successo suoi, perciò il male! Il male permette la libertà del no al dio e al suo cristo! Preferire la libertà condizionata dall'amore, non deve essere scelta dovuta dal solo credente, ma aperta, offerta a tutti, che anche se dal male, necessario alla libertà di dir no al dio e al suo cristo, non libera, lo contrasta con efficacia, ché tenace è l'amore! Ma è scelta del nemico dell'amore l'ipocrisia, qui sempre possibile, che solo il dio potrà perdonare, dello “ ut aliquid fieri videatur, di chi goda i benefici dell'amore senza spendersi a diffonderlo! Insomma non basta cullarsi nella dolcezza di braccia che ricevano noi e i nostri affanni, non bastano occhi che ci invitino a guardare accogliente il cielo con le stelle sue, l'amore deve essere molto di più! Per capire la verità sua non basta un tempo lungo di esenzione dal male o di pausa dal tormento suo, ma se la si comprende, e forse è a questa comprensione finalizzata la vita tutta, occorre con le forze residue entrare nelle tortuosità sue e strapparne non solo se stessi, ma chiunque ne soffre, fosse pur il nemico che sempre frapposto si è tra noi e la gioia!

Ma il no al cristo del dio resta colpa grave, perché nuoce con la presenza del male alla propria e l'altrui vita, e giustifica la possibilità che l'inferno oltre l'attuale non rimanga solo minaccia, si apra! Ma se il torto è grave, la misericordia del dio è più grande e farà comprendere, qui o di là dal mondo, quanto si ci è avvicinati all'orlo dell'abisso! E come il male qui è dolore in quell'altrove sperato, il vederlo tutto, con il pericolo corso di cadervi facile, indurrà l'anima l'anima più dura al pianto e il dio al perdono! Il male è anche catarsi!

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